venerdì 20 maggio 2011

Appunti su una scatola sventrata

Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema,
che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina.

Pierre de Fermat, 1637

La mattina del 10 maggio scorso mi sono ritrovato, appena desto, pieno d'idee per un bellissimo post d'argomento filosofico-religioso, atto nella fattispecie a destituire d'ogni fondamento la credenza nel peccato originale attraverso un'originalissima e meravigliosa dimostrazione.

Accidia, dai Sette peccati capitali, XVI sec.
Sfortunatamente le mille fonti di distrazione che usano zampillarmi intorno hanno assai rallentato la stesura d'un tale piccolo capolavoro, sicché finora (e sono già passati dieci giorni) non ne ho potuta sviluppare se non la prima parte, derivata dalla porzione d'appunti incorniciata da un rettangolo verde.

Quali appunti? quelli che, quel mattino, mi sono trovato a scribacchiare in bagno, sinteticamente, sulla superficie interna d'una scatolina del mio collirio betabloccante sventrata per l'occasione. Ed eccoveli qua, a mo' d'antipasto.

Superficie interna della scatola di Timolabak 0,50% rotta
da Marco Palasciano per scrivervi gli appunti di martedì 10
maggio 2011. (Il passo in blu è un'aggiunta del 16 maggio.)

giovedì 19 maggio 2011

Nel centenario della morte di Gustav Mahler

Una sinfonia deve essere un mondo.
Gustav Mahler

Mahler nel 1881.
Il 18 maggio 1911 – all'età di cinquant'anni, nove mesi e undici giorni – si svincolava dal proprio supporto materiale, nel sanatorio Löw, a Vienna, Gustav Mahler: il mio genio preferito nel campo della composizione per grande orchestra, autore principalmente d'un insieme di nove sinfonie e mezza che rappresenta l'estremo monumento della musica occidentale d'impianto tonale (quella che nasce con gli antichi greci, a dirla in breve, e “muore” con Schönberg).

Mahler nel 1910.
Qui un sito su di lui.
Scopersi Mahler da adolescente; da sùbito venerai la sua opera; e nel 1987 dedicai alle atmosfere della sua Sinfonia n. 9 un'elegietta in endecasillabi e settenari, Andante comodo. Ero diciannovenne, e avevo intrapreso l'esercizio assiduo dell'arte poetica da appena un anno: perciò questa poesia è piuttosto brutta. Ma, non avendo io altro di pertinente nel mio corpus, a debita celebrazione del centenario mahleriano eccola riportata qui di séguito, nella versione definitiva del 1994.


     ANDANTE COMODO

     Vivido fiore di ritmate lacrime
     ingemmato, cartoccio d’un oceano
     celeste di celeste nostalgia,
     l’ultima sinfonia
     di Mahler mi dilacera
     teneramente il cuore e lentamente
     ne disperde i vibratili frattali
     per l’universo.

                                 (O giorni
     svaniti della gioventú, disperso
     amore…)

                       Quanto amore concentrato
     in questi viola di violini, in queste
     foglie cadute come piume d’angeli
     caduti…

                      Se cadrò dall’insectarium
     dove sono spillato
     muratemi nell’ambra
     voi, echi d’un martirio già trascorso
     da un altro; voi, immortali
     impronte d’un titano morto; voi,
     ondule in cui si nega
     la discontinuità di terra e cielo,
     ondate in cui s’annega
     il mio sapermi un’isola di mostri.

     1987-1994


Nota. «O giorni svaniti della gioventú, disperso amore» è una didascalia apposta da Mahler alla partitura della Nona.

martedì 17 maggio 2011

«Le armi della ragione e della poesia» contro l’omofobia

17 maggio 2011. In occasione della VII Giornata mondiale contro l'omofobia e la transfobia l'Accademia Palasciania invita alla rilettura di quattro post del suo blog (clicca qua) dall'intento didascalico antiomofobico (e, per naturale conseguenza, dall'atteggiamento duramente critico nei confronti del magistero cattolico). Tra l'altro in uno di tali post – Se la Chiesa oscureggia, noi lumiamo – i redattori fanno diretto riferimento ad alcuni elementi della mia filosofia (in merito alla natura dell'amore, al potenziale infinito dell'anima vivente, al discrimine tra sufficienza e deficienza etica ecc.). E un simpatico inciso, che qui mi fa piacere riportare, contestualizza:
«Ciò ci insegna il Maestro Palasciano; o meglio insegnerebbe, giacché per sua grandissima modestia non si ritiene in grado d'insegnare; ma noi traiamo insegnamento per conto nostro dai suoi distratti e aprogrammatici discorsi, tra una peripatata ed un convito, e li stipiam nel libro della mente».
Tra gli altri post quest'oggi rivangati dall'Accademia, a bella chiusa l'ultimo linka al riversamento in YouTube della registrazione audio, corredata da immagini e didascalie, della puntata n. 2 dello storico show radiofonico Siamo tutti poeti laureati, intitolata Siamo tutti poeti omosessuali (19 dicembre 2008). Dove potrete udirmi recitare – semmai ciò v'allettasse – un florilegio di poesie da Saffo, Catullo, Ceccoli, Shakespeare, Verlaine, Lorca ecc.

Rogo d'una coppia omosessuale (il cavaliere di Hohenberg e un fattore), Zurigo, 1482.

giovedì 5 maggio 2011

Sonetto acrostico caudato per il 60° compleanno di Franco Cuomo

Filosofia dalla stracciata veste,
rèstati dall’irromper nella cella
a Boezio, e d’alcuna Musa bella
non interrompere il cantar celeste;

consolatio concedi che dian queste,
ormai, al sapiente ch’ivi s’arrovella.
Carcere è a sana mens l’Italia fella,
u’ sol si vuol farina e forca e feste;

oblíasi non sol te, Filosofia,
ma pur Calliope e le sorelle intorno;
onde t’allèaci, non mandarle via.

Arti e pensiero mio! d’accidia s’io
uscissi in questo che di Cuomo è il giorno
genetliaco, un sol verso comporrío,

uno, degno d’un dio;
rime mie bolse invece a stento nate,
intanto a lui i miei baci almen portate.

Le Muse fanno visita a Boezio in prigione; e sopraggiunge la Filosofia.
Miniatura dal De consolatione philosophiæ nella traduzione francese
di Jean de Meung. Manoscritto conservato nella biblioteca municipale
di Rouen. Immagine dal sito dell'archivio Lessing.