martedì 28 giugno 2011

Conditio Palasciani

Angelo Maisto al vernissage di
L'agnolo fecit, Pagea Art, Angri,
21 gennaio 2011.
Foto di Vincenzo Iodice.
Sabato scorso, insieme coi dottori Alvino e Callipo, sono stato al vernissage della collettanea Accidia (che qui s'annunciava). L'artista che, tra quelli esposti, a noi più interessava – Angelo Maisto – era purtroppo assente, per impegni familiari; cosicché ho provveduto io stesso a spiegare la sua opera agli astanti passanti per quell'angolo, naturalmente crogiolandomi fino alla carbonizzazione nel fatto che il suo titolo fosse Conditio Palasciani.

Come altri dipinti maistiani, si tratta d'opera derivata. Nella fattispecie, dall'installazione ludoscultorea Bachanale. Questa (ricavata da una scatola lignea di non so qual prodotto di marca Bach, recuperata per mano dell'artista dall'immondizia, non rara circostanza) consiste in un insieme di cubicoli occupati da oggetti, animaletti e oggetti-animaletti, chi più chi meno impegnato in una sorta di baccanale (notare, tra l'altro, il pipacottero al glory hole).

Angelo Maisto, Bachanale. Cliccare per ingrandire.

Nell'ultima stanzetta al terzo piano, dietro una scrivania, par dormire un baccante pisciforme, il cui corpo è ricavato da un relitto vegetale raccolto sulla riva del mare. Ai suoi lati, su mensolette, modellini di missili balistici, a modo di candele; ai suoi piedi, pur se piedi non ha, una piuma indaco. (Probabile è che i missili-candela alludano all'imminente consumarsi d'eventi distruttivi, la gravità dei quali sarà in polare contrasto con la levità di cui la piuma è emblema, che dà agio al sonno.)

Angelo Maisto, Bachanale, dettaglio. Cliccare per ingrandire.

La stanzetta del pisciforme, il quale m'ha evocato finora un vescovo nel suo studio, è sempre stata la mia preferita. Se poi l'artista ha scelto di dedicarmi il derivato olio su tela, è stato forse anche per questo; ma certo soprattutto perché, scitur, se c'è un vizio mio caratteristico, esso non può esser altro che l'essere accidioso. Sul quale tema inoltre avevo tenuto al Maestro Maisto una microconferenza allorché, per esser egli certo d'aver scelto l'immagine giusta, prima di procedere alla pittura m'aveva chiesto (19 marzo 2011) di descrivergli con la maggior precisione possibile la fenomenologia dell'accidia.

Angelo Maisto, Pipacottero:
«il simbolo della sua arte, quasi
una sorta di biglietto da visita»,
scrive Lucia Ferrara sulla mostra
La poesia degli oggetti).
E qui la ridescrivo. Non si tratta di semplice pigrizia, ch'è tipica degli uomini meschini; bensì d'una malattia spirituale che colpisce gli spiriti dagli interessi più vasti ed elevati. Quando un monaco il più virtuoso è sazio d'orare e laborare, gli viene in uggia la sua cella e l'orto; quando un homo universalis giunge a un determinato indeterminabile punto del suo labirinto, perde la spinta all'azione, e lascia le sue opere incompiute. Che peccato, davvero!, non dar piena espressione alle proprie potenzialità; ed è tanto più grave, quanto più esse son grandi. Che importa a Dio se ozia un imbecille? ma quando a oziare è un genio, il ciel sospira.

Finalmente ecco il quadro di Maisto.

Angelo Maisto, Conditio Palasciani, olio su tela 40 × 60 cm.
Cliccare per ingrandire.

Ed ecco un paio di foto di Paolo Russo, scattate a Villa Vannucchi intorno alle 20.30 del 25 giugno 2011, che mi ritraggono sfacciatamente gongolante accanto all'opera a me dedicata.

Marco Palasciano innanzi a Conditio Palasciani.

Il detto e amici innanzi al detto quadro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la ricerca di Maisto è di grande spessore poetico-espressivo . complimenti Marco per il commento all'opera dell'autore . Ieri ero acne io a san gioorgio ma per un altra mostra .... a saperlo !

Antonio D

Laura Rossetti ha detto...

meriti un premio per la maestosa genialità con cui tramuti l'infamia di un vizio o di un pessimo difetto in categorie dello spirito e dell'arte! invidiosamente compiaciuta, rosico e rido!
Laura Rossetti