A una rappresentazione dello zodiaco avevo associato un colore per ciascuno dei dodici segni, seguendo l’ordine della ruota cromatica. Da ciò l’ispirazione di «una correlazione precisa tra il susseguirsi ciclico dei colori e la ciclicità della storia» (urge precisare che coll’associare il rosso alla barbarie non intendevo alludere al comunismo), per inciso senza tener piú conto dei segni zodiacali:
«Da uno stato (rosso) dove si tocca il punto piú basso della civiltà, si passa a un arbitrario porre ordine da parte di qualcuno che si appropria del potere (porpora, magenta). Poi si fa strada l’inquietudine (violetto). Poi ecco che [dalle] inquietudini [nascono] (blu) [...] movimenti filosofici rivoluzionari. Il progresso (azzurro) conduce finalmente alla società migliore possibile ([celeste]), dove non vi è piú alienazione, e la natura umana è perfettamente in armonia con le istituzioni e la società. Questo raggiunto stato di felicità comune conduce a un inevitabile rilassamento (verdazzurro, verde): ci si dedica al benessere, a godere ciò che nei secoli precedenti si era solo sognato. Si creano cose meravigliose, si è felici non solo intellettualmente ma anche fisicamente; è il tempo delle vacche grasse, che trova il suo colmo nel successivo periodo (gialloverde); e il passaggio al quadrante primaverile segna l’ingresso vero e proprio nella decadenza (giallo, arancione). Non si pensa piú ad altro che il divertimento e il piacere; i rapporti si riducono a un reciproco sfruttamento sensuale, si è come gli Eloi di The Time Machine, domina la stupidità ovvero la totale noncuranza nei confronti della ricerca filosofica; le scienze e le arti sono abbandonate. Da qui alla ricaduta nella barbarie (rosso) il passo è scontato».
Di contro, dieci anni piú tardi, il festival-laboratorio «De natura mundi» prospetterà un’umanità futura immune da ogni decadenza.
Intanto, qualche mese dopo la versione “zodiacale”, ecco ridotti i dodici campi esperienziali umani a otto e la ruota assiologica, come attestato dalla Hypnerotomachia Palasciani (2002), venire intesa come il «bel sistema / che unisce in sé ogni via» che conduca alla maturazione spirituale, ciascun campo serbando in tal senso potenzialità positive, inclusi quelli relativi a categorie d’eventi in apparenza puramente negativi. Idea che qualche anno piú tardi sarà infine abiurata; ma che nel frattempo si ritrova espressa, mutatis mutandis, nei cinque concerti pianistici di pura improvvisazione de I dieci mondi dell’umano spirito (2005), dove si ripropone lo schema visto nel poema di tre anni prima. Protagonisti anche qui i pianeti moralizzati dell’astrologia, cui la ruota assiologica era da me forzata a sovrapporsi per amor di ludus (urge precisare che nell’astrologia io non credo; e che i pianeti sono valsi nella mia filosofia unicamente come comodi, poetici simboli dei corrispondenti campi dell’umano spirito e relative pratiche).
A Sole e Luna, posti al centro, erano assegnati ruoli estranei alla ruota vera e propria, ricorrendo alla simbologia Yin/Yang: il Sole riuniva in sé le caratteristiche dei quattro «mondi Yang» (Marte, Giove, Mercurio, Urano), la Luna quelle dei «mondi Yin» (Venere, Saturno, Nettuno, Plutone). In sintesi: Sole «mondo dell’azione», Luna «mondo della contemplazione». Gli altri otto mondi erano disposti intorno, a comporre quattro dicotomie, a mo’ di rosa dei venti:
– Plutone (che nel 2006 gli astronomi avrebbero giustamente declassato da pianeta ad asteroide; ma si era nel 2005) era il «mondo dell’animalità»; all’opposto Urano era il «mondo del progresso».
– Marte era il «mondo della violenza»; all’opposto Venere era il «mondo dell’amore».
– Saturno era il «mondo del dolore»; all’opposto Giove era il «mondo del piacere».
– Mercurio era il «mondo della logica»; all’opposto Nettuno era il «mondo dell’irrazionale».
Pur va annotato che da qui in avanti non vi sarà piú alcuna corrispondenza univoca tra la ruota assiologica e la ruota cromatica. I colori usati nel 2010 per la sua immagine su tela saranno puro arbitrio ornamentale.
È proprio nel 2010, in occasione del festival-laboratorio La grande ruota delle umane cose, che la ruota assiologica finalmente si stabilizza nella versione a sedici campi, ciascuno dei quali corrisponde a una tipologia di pratiche umane, stavolta senza piú relativismi: sette tipologie appartengono al Bene (Ludus, Arte, Eros e affettività, Ordine e filantropia, Cultura e comunicazione, Filosofia, Scienza), sette appartengono al Male (Mercato e bassa politica, Burocrazia, Repressione, Crimine, Selva, Trogolo, Religione) e le restanti due (Magia e Tecnica) sono divise tra il Bene e il Male. All’asse Bene/Male è trasversale l’asse Razionale/Irrazionale.
– Da Mercurio è derivato il mondo di Scienza e Tecnica; da Nettuno il suo opposto, il mondo di Religione e Magia.
– Da Urano è derivato il mondo del Significato (Filosofia + Cultura e comunicazione); da Plutone il suo opposto, il mondo della Bestialità (Selva + Trogolo).
– Da Venere è derivato il mondo dell’Umana armonia (Ordine e filantropia + Eros e affettività); da Marte il suo opposto, il mondo della Violenza innaturale (Crimine + Repressione).
– Da Giove è derivato il mondo di Arte e Ludus; da Saturno il suo opposto, il mondo dell’Alienazione (Mercato e bassa politica + Burocrazia).
Saturno è reinterpretato come mondo non piú del dolore, quanto piuttosto del grigiore. La sparizione del dolore come campo a sé è dovuta allo slittamento della ruota assiologica dal ruolo di catalogo delle esperienze a quello di catalogo delle pratiche umane, e relative volontà moventi (chi è dolente non agisce il dolore: lo patisce soltanto). Per lo stesso motivo sono esterni alla ruota assiologica tanto il mondo del sonno (o della vita vegetativa) quanto il mondo della pura demenza, vuoti ambedue di qualsivoglia velle.
Illustrazioni: ruota cromatica sovrapposta allo zodiaco (2001), due frammenti di volantini de I dieci mondi dell’umano spirito (2005), ruota assiologica in acrilico e collage su tela (2010).