giovedì 31 marzo 2011

La quiete dopo la tempesta ovvero la caritas dopo la nemesis

Perdonate se i giorni s'ammontonano e non finisco ancora di trascrivere dal cartaceo al bloggaceo i materiali del 1996 sulla centrale del Garigliano, ma è lavorucolo così noioso...


Intanto, ieri pomeriggio ho avuto pour ainsi dire un incontro informale col sindaco di Capua, in merito alla spinata questione dell'ex campo profughi. E accennando a Ferdinando Palasciano (1815-1891), a un certo punto, ho avuto occasione di dire:
«Nella sala consiliare qui a fianco, fra l’altro, vi è un dipinto che appartenne a lui, e che a esergo reca una frase di Terenzio, la quale piú o meno recita: “Cosí il suggestionabile popolo suole andare appresso ai saltimbanchi”. Ma né a saltimbanchi, né a politicanti, né ad altro io vado appresso, se non al sentimento etico, come già quel mio illustre prozio; che era medico come lei, signor Sindaco. E lei, che ha prestato il giuramento d’Ippocrate, non può lasciare che restino senz’acqua dei bambini malati».
Apollo castigatore.
Nel blog dell'Accademia Palasciania potete leggere l'intero resoconto. Qui. Resterebbe forse da aggiungere che poco dopo l'incontro di cui sopra, andando a far provvista d'acqua col mio assistente, ho accusato un discreto malessere spirituale, non essendo abituato a dover essere tanto severo e accusatorio quanto la situazione di poc'anzi richiedeva (benché nel ruolo, con l'aiuto di Melpomene, mi sia calato fin troppo a effetto: i piedi d'una sedia ho anche battuto in terra). Si leggano le pagine 54-56 di Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici, e si comprenderà il mio stato d'animo.

Sopra ogni sdegno e impeto di condanna, pur giusti e scaccia-tempio-mercantili, la mia natura (che sia forza o debolezza) mi fa tendere a volere che sempre prenda il sopravvento il perdono; e sempre io vorrei dover dire agli esseri umani non altro che parole piacevoli, a confortarli degli umani accidenti e in ossequio, finalmente, alla santa bellezza al fondo d'ogni cuore custodita – di ciò esso stesso, il più dei casi, ignaro – in forma d'una lacrima di cristallo.

domenica 27 marzo 2011

1970: Apocalisse Campania (o quasi)

Prosegue da La nascita del nucleare italiano.

Dall'articolo del 1996 iniziamo a riportare l'elenco, tra gli altri dati adunati a fare cronistoria, dei diciassette incidenti occorsi alla centrale nucleare del Garigliano dal 1964 al 1993 secondo la documentazione di cui disponevo. Elenco che può presentare lievi differenze con suoi analoghi reperibili in rete; né posso con certezza garantire quale versione, fra la mia e le altrui, sia la più esatta. Quanto alla sfiorata «apocalisse Campania» del 1970, la proiezione si riferiva, suppongo, non a una semplice esplosione della centrale, ma ad una vera e propria esplosione nucleare, eventualità la cui probabilità è solitamente proporzionale all'estensione della deformazione che può subire il nòcciolo di una centrale.

«1964. Incidente n. 1: si rompono i “prigionieri” delle valvole di intercettazione del circuito primario. — Incidente n. 2: per eccessive vibrazioni, l'anello di distribuzione dell'acqua borata casca sul fondo del contenitore del nòcciolo nucleare, provocando il blocco dei congegni di sicurezza.

1965. Incidente n. 3: si ritrovano danneggiate alcune strutture interne del reattore.

1968. Incidente n. 4: i fasci di tubi dei preriscaldatori si corrodono fino a provocare l'aumento della pressione differenziale attraverso il nòcciolo; la centrale resterà ferma per 72 giorni.

1970. Incidente n. 5: a causa di uno sciopero, e per errori di progettazione e di controllo, si verifica un black out (assurdo, in una centrale che dovrebbe produrre energia elettrica) durante un temporale [...], e si incanta il reattore; un generatore diesel di emergenza, che fra l'altro tarda a entrare in funzione e finisce con l'arrestarsi per una manovra errata, si rivela insufficiente: l'acqua del circuito di raffreddamento cala tragicamente, fino a ridursi a uno straterello di pochissimi centimetri sopra le barre incandescenti del nòcciolo, sicché questo sta per fondersi (la fusione del nòcciolo di una centrale nucleare rappresenta il massimo incidente possibile)... quando, per puro caso, anzi miracolo, ritorna la corrente: e la catastrofe è scongiurata. Se invece la centrale fosse esplosa [...] sarebbe morto chiunque si trovasse in quel momento entro un raggio di cinquanta chilometri dalla centrale: fra l'altro [...] l'intera popolazione di Napoli.

Cliccare per ingrandire.

1972. Incidente n. 6: esplodono i filtri del sistema di smaltimento dei rifiuti aeriformi, donde centoventimila metri cubi di gas incondensabili – fortemente radioattivi – sono espulsi ogni ora; conseguenza: gravissima contaminazione dell'ambiente esterno, che determinerà effetti devastanti; e [...] la popolazione non viene avvisata. Da qui, [...] aumento di cancri, leucemie e malformazioni più o meno mostruose.

1973. L'ENEL ottiene l'autorizzazione a scavare una trincea fra la centrale e il fiume Garigliano, per seppellirvi del materiale contaminato; dal quale poi il fiume, tra piogge e piene varie, assorbirà ulteriori dosi di radioattività (quasi che non bastassero quelle, di categoria superiore, che l'acqua trarrà via dai sotterranei della centrale, come più avanti vedremo)».

Prosegue in Sessa Aurunca: un esempio per il mondo.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

martedì 22 marzo 2011

La nascita del nucleare italiano

Prosegue da Un inventario delle scorie aurunche.

Fu qualcuno in America, spiegavo in quell'articolo del 1996, «a volere che a Sessa Aurunca si insediasse una centrale nucleare, la prima in Italia [...]. Diceva il presidente della Commissione per l'Energia Atomica, l'ammiraglio Strauss:
“nostro scopo è [...] la produzione di energia nucleare a basso prezzo, o almeno a prezzo di concorrenza; [...] ma impegnarsi in una disastrosa costruzione, negli Stati Uniti, di impianti nucleari basati sulle conoscenze attuali, non sarebbe prudente”. 
1957: le caravelle tornan dall'America
cariche di tecnologia nucleare.
E così fu deciso di utilizzare l'Italia come terreno di sperimentazione. Tra il 1956 e il 1957 la BIRS (Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo) si accostò, melliflua, al Governo italiano proponendogli uno studio sulla “convenienza economica” di installare un impianto nucleare [...]. Furono nominati a presiedere l'attuazione dello studio i signori [Felice] Ippolito e [Corbin] Allardice, diarchia direttrice della SENN, società del gruppo IRI costituita all'uopo. L'accordo fu firmato in segreto, e rivelato al Paese solo in séguito; neanche il Parlamento ne sapeva niente. [...]

(Tra l'altro, il decreto DPR 185 del 13 febbraio 1964 [...] non era ancora in vigore all'epoca, e la costruzione della centrale avvenne dunque senza che si disponesse di cognizioni e dati attendibili sui prevedibili percorsi della radioattività nell'ambiente; per esempio non sono mai stati eseguiti dall'ENEL studi per accertare l'eventuale presenza di faglie, ecc.)


I lavori furono avviati nel 1959. La gara per l'appalto era stata vinta – battendo l'offerta francese, le quattro inglesi, e le altre tre americane – dalla prestigiosa General Electric. La quale fece inserire nel contratto una clausola [...] che stabiliva che il tempo di collaudo dell'impianto si sarebbe limitato a cento ore, anziché alle parecchie migliaia che caratterizzano contratti analoghi. Perché? non lo sapremo mai. E l'esperimento ebbe inizio».

Inaugurata nel 1964, la centrale nucleare del Garigliano «avrebbe funzionato per quindici anni; o per meglio dire, la metà, se si considerano i tempi morti dovuti a guasti e interruzioni, assommanti a sette anni di guai. Numerosi sarebbero stati gli incidenti e gli esperimenti [...] condotti in essa [...]; qui mi limito a redigere la lista degli incidenti»; lista che in nuovi post riporterò.

Prosegue in 1970: Apocalisse Campania (o quasi).

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

domenica 20 marzo 2011

Un inventario delle scorie aurunche

Prosegue da La fabbrica dei mostri.

«La vecchia centrale», scrivevo nel 1996, «ospita nelle sue viscere tonnellate di scorie radioattive. Ma scendiamo più in dettaglio. Per convenzione, le scorie si suddividono in tre categorie:
  • La I comprende scorie la cui radioattività decade in tempo breve, al massimo qualche anno
  • La II comprende scorie la cui radioattività decade nel corso di alcuni secoli.
  • La III, scorie la cui radioattività decade dopo migliaia e migliaia di anni [...].
 

Nella centrale del Garigliano abbiamo tutte e tre le categorie (i dati che seguono si riferiscono all'inventario del 31 dicembre 1990).
  • Per la categoria I: carta, stracci, sovrascarpe, materiale plastico e ferroso, compattati in 951 fusti metallici da 320 litri ciascuno; altri indumenti protettivi, carta ecc. ugualmente contaminati si trovano interrati a due metri di profondità in tre trincee dal volume complessivo di 1100 metri cubi.
  • Per la categoria II: resine a scambio ionico, fanghi di filtrazione, concentrati prodotti dall'evaporatore dei rifiuti liquidi, e soluzioni di contaminazione (la produzione di tutto ciò continua anche nella situazione attuale, a centrale spenta); tali scorie occupavano, alla fine del 1990, 327 metri cubi, oggi naturalmente aumentati per l'aumento delle scorie.
  • Per la categoria III: materiali metallici inglobati in malta cementizia all'interno di 6 manufatti del peso di circa 50 tonnellate ciascuno».
Stavano inoltre «per fare ritorno dall'Inghilterra – dall'impianto di ritrattamento di Sellafeldle barre del reattore, dopo essere state là “ritrattate” per spremerne tutto il plutonio riutilizzabile, ecc.».

La centrale nucleare del Garigliano. Da Google Maps.

L'articolo proseguiva osservando il fatto che il sito in cui sorge la centrale non è idrogeologicamente idoneo a ospitare alcun quantitativo di scorie radioattive, «essendo golenale e ricoperto da formazioni quaternarie di argilla, ghiaia e sabbia, sede di falde freatiche e artesiane»; e come, per questo, l'ANPA attestasse che la sistemazione delle suelencate scorie – lì oramai da vent'anni – fosse da considerarsi temporanea.

«Va detto inoltre che la centrale fu dismessa perché, pur trovandosi in una zona sismica di II classe, era sprovvista di adeguate strutture antisismiche».

Ma com'era iniziata la storia delle nostra centrale? Lo scopriremo nel prossimo post.

Prosegue in La nascita del nucleare italiano.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

sabato 19 marzo 2011

La fabbrica dei mostri

Prosegue da Come un candido bubbone infernale.

Ferma dal 1978, la centrale nucleare di Sessa Aurunca – scrivevo nel 1996 – «costituisce l'epicentro di tutta una serie di incidenti ora gravi, ora gravissimi, che hanno ripetutamente funestato il territorio circostante, rendendolo teatro di sconcertanti aberrazioni ora genetiche, ora istituzionali». Ed ecco, in crescendo:

«Per aberrazioni genetiche si intende la nascita di mostri:
Immagine da una
videointervista
di A. Ciano a C.M.
Tibaldi (2003).
  • pomodori peduncolati, 
  • limoni a forma esplosa, 
  • uova con dentro altre uova, 
  • pulcini con tre zampe, 
  • maiali con due lingue e un solo occhio, 
  • vitelli con due teste, 
  • agnelli senza zampe, 
  • bambini anencefalici (cioè senza cervello, col cranio completamente aperto, per cui la testa è rappresentata soltanto dalla faccia; nascono spesso viventi, e a volte sopravvivono per parecchie ore),
  • bambini con tante altre malformazioni incompatibili con la vita», 
senza scordare l'incremento delle percentuali di morti per tumore, che già era giunto, negli anni '70, a superare di circa il 500% lo standard dell'Italia (dati ISTAT).


«Per aberrazioni istituzionali si intendono le reazioni delle istituzioni al fenomeno [...]. Nel 1984, per fare un esempio», tre sindaci di comuni del Lazio meridionale, «e i presidenti di aziende di turismo locali, denunciarono il presidente del Comitato di salute pubblica di Castelforte, l'avvocato Carlo Marcantonio Tibaldi» (1918-2007), «per “divulgazione di notizie false e tendenziose sulla ipotesi di inquinamento radioattivo del Golfo di Gaeta” e per aver creato “allarmismi ingiustificati con gravissimi danni per la psiche collettiva [...] e per l'economia turistica e commerciale in tutte le città del litorale”; come dire: scherza con l'ecologia, ma lascia stare l'economia. Notizie “false”? “tendenziose”? ma di inquinamento radioattivo ce n'era, e ce n'è, [...] come risulta da quanto leggerete più avanti».

Prosegue in Un inventario delle scorie aurunche.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

Come un candido bubbone infernale

«Erano anni che volevo andare a dare un'occhiata alla centrale nucleare di Sessa Aurunca, per aver letto, da adolescente, il terrificante L'inquinamento da radionuclidi nelle acque del Lazio meridionale di Carlo Marcantonio Tibaldi», scrivevo a primavera del 1996 nella rubrica Saggi e oltraggi del professor Coppelius da me tenuta su «VolAntinoo» (giornalino del Circolo culturale Antinoo, con sede in Napoli).

Foto da altocasertano.wordpress.com
Si era nel decennale della catastrofe di Černobyl': quale migliore occasione per contattare gli ambientalisti locali e chiedere aggiornamenti sulla centrale del Garigliano, dismessa ma semprinquinante, al fine d'un memoriale giornalistico? Così, io e Carmine Urciuoli andammo a vedere «come la centrale spunti come un candido bubbone infernale dal bel mezzo del mirabile paesaggio sessaurunceo». E avemmo modo di constatare, dialogando con la gente di Sessa Aurunca, come essa fosse «ormai rassegnata a convivere con lo spettro della mortalità da radiazioni, contro il quale c'è poco da fare: “Chi lo sa se la verdura che ci arriva in tavola proviene o no da qualche campo contaminato! pazienza”».

Seguiva al Dietrolequinte (che trattava anche d'altri argomenti) il mio lungo articolo, in venti capitoli e capitoletti, dal lungo titolo Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, che si apriva con un ringraziamento a Giulia Casella e Vittorio Verrengia «per aver cortesemente fornito la robusta documentazione necessaria alla stesura di questo dossier».

Dossier le cui parti più interessanti, se v'interessa, riporterò o parafraserò in qualche post a seguire. Si è oggi, 2011, nel pieno del dibattito sul nucleare in Italia, oltreché nel venticinquennale della catastrofe di Černobyl', per tacer della catastrofe di Fukushima: quale stramigliore occasione? Ti casca proprio in mano, come un passero morto.

Prosegue in La fabbrica dei mostri.

giovedì 17 marzo 2011

Coscienza e fantascienza

La vera patria è quella  in cui incontriamo
più persone che ci somigliano.
Stendhal

L'Italia nel 1861.
O futuro, o futuro! in questo giorno festivo una tantum – 17 marzo del 2011 e.v. o del 42 a luna tacta – nel quale tanti italiani celebrano il CL anniversario della trasmutazione del «Regno di Sardegna» in «Regno d'Italia», mi si aggira per la mente la grande funzione educativa della fantascienza, e in ispecifico di quella fantascientifica letteratura e cinematografia in cui abiti la visione non d'una Nazione, ma d'un intero Pianeta unito intorno a un unico governo (o anarcoperno), se non si tratti d'Unioni Interplanetarie, o finalmente dell'Unione Cosmica; il tutto in stile paradiso in terra, scampato il fosso della distopia.

Crescere immersi in idee di tal genere (per fare il mio umile esempio, in età puerile-adolescenziale molto io lessi nella collana Urania e molto vidi di Star Trek ecc.) può comportare, donchisciottismo a parte,
● sul piano della religiosità l'assenza, data la non insensata speranza nel «paradiso in terra», di quei sentimenti antivitali – massimamente caratteristici delle fedi millenariste – i quali fanno a tanti trascurare (se non ostacolare), nel nome dell'eterno, la costruzione del domani;

● e sul piano dell'idealismo politico l'assenza di sentimenti nazionalistici, completamente insensati alla luce dell'auspicio d'una fraternità senza confini.
Per quest'ultimo motivo, non posso sentirmi che pochissimo coinvolto dalle celebrazioni di quest'oggi, ovemai v'interessasse saperlo.

Sarei ben più contento se vedessi, per cominciare, l'Italia integrarsi veramente a dovere con l'Unione Europea, rigettando i propri vizi, una considerevole parte dei quali ch'io intendo le deriva dal kryptonitico influsso del frammento residuo di «Stato Pontificio» – trasmutato in «Città del Vaticano» – che ancora, pur finito l'Ottocento e dopo esso il Novecento, rimane incastonato nel suo cuore.

Fotogramma da L'uomo che visse nel futuro di George Pal, 1960.

martedì 15 marzo 2011

In radio

Questo mercoledì, dalle 17.00 alle 19.00, sarò in radio per parlare di «regge vendute e case demolite»: vedi il blog dell'Accademia Palasciania.

Per ascoltare basterà, a quell'ora, cliccare sull'immagine qui sotto:

lunedì 14 marzo 2011

A esplorare la sfera dello scibile

Marco Palasciano nel suo caos.
S'inganna chi smisurata credé la mia cultura. Lacunosissima essa è!, da far spavento quanto l'escavazione glaucomatica del mio nervo ottico allorché il microscopio dell'oculista l'inquadri; e lungo tempo penai, pressato tra l'accidia petrosissima da un lato – la quale mi spinge a perder ore ed ore ed ore nell'errare per social network e telefilm in streaming – e dall'altro la più fluidificovibrante sete cognitiva, sempreardente fin dagli anni più verdi, che mi spinge a esplorare la sfera dello scibile come un topo una cattedrale di formaggio, od un Antipinocchio il Paese dei Libroni.

Ora, poiché l'organizzazione è tutto, ho approntato un orario e un catalogo di materie, con l'intenzione d'applicarmi con continuità tanto allo studio – agevolato dall'immensa, ancorché disordinata, biblioteca-audiovideoteca dell'Accademia Palasciania – quanto alla, in me pur negletta, attività creativa. Da decenni, difatti, si protraggono la limatura e il tagliaecuci del Canzoniere, e del Novelliere, e di tant'altra letteratura palascianesca; da decenni s'attende l'apertura dei cantieri dell'Opera vera e propria su Ferdinando Palasciano (1815-1891), che ha da essere completa entro il bicentenario del gran dottore o avrò solo da prendermi a schiaffi, indegnissimo erede; e intanto vaste fette del mio Diario sono ancora in brutti, sintetici appunti da trascrivere in bella e in analitica, o mai si partirà con la sua stravagheggiata conversione in Enciclopedia; e vi è poi da operare la sistemazione della palascianiana filosofia; ecc. ecc. eccè.

Un diverso percorso circolare:
Magna Rota Rerum Humanarum, 2010.
Chissà se quanto segue avrà successo!: il grazioso, ergonomico programma (in due versioni: tempo solare e tempo legale) – senza scadenza – prevede che quotidie, per sedici ore (opportunamente pausate da pasti, collirio, riposo della vista ecc. e salvo necessità varie tipo salti in farmacia o festini), la mia umile e umida di lacrime persona si dedichi – oltreché all'attività scrittoria e riscrittoria, nonché a un minimo d'attività fisica e alle questioni affettive ed umanitarie e socioculturali – a studiare un diverso ensemble di materie ogni diverso giorno della settimana, dedicandomi a ciò che in quel momento più mi stuzzichi e soddisfi purché scegliendo nel menù del giorno. Il tutto è concepito come un percorso circolare, dove il diritto risfocia nella filosofia attraverso l'etica. Ditemi se è da aggiungere qualcosa.
[Aggiornamento del 4 ottobre 2011. Dopo il rilascio del presente post, argomenti, denominazioni, numero e disposizione delle materie di studio da me considerate sono mutati più e più volte, col passare dei mesi, per tormentosi ripensamenti. Questa qui sotto, dunque, è solo la prima versione del programma.]
Domenica: ● Filosofia ● Mitologie e religioni ● Scienze occulte ● Altri hobby ● Sport ● Altri giochi ● Enigmistica e ludolinguistica

Lunedì: ● Linguistica, semiotica e scienze della comunicazione ● Lingue morte (greco antico, latino e occitano medievale) ● Francese, spagnolo, tedesco, inglese e altre lingue vive ● Lingua italiana e suo vocabolario ● Retorica ● Filologia e critica letteraria

Martedì: ● Narrativa

Mercoledì: ● Poesia

Giovedì: ● Musica ● Arti sceniche ● Cinema ● Fumetto ● Arti figurative e plastiche ● Artigianato e moda ● Cucina ed enogastronomia

Venerdì: ● Agricoltura, zootecnia, caccia e pesca ● Ingegneria ● Scienze matematiche ● Scienze fisiche e astronomiche ● Scienze naturali ● Medicina, farmacia, cosmesi e profumeria ● Psicologia e pedagogia

Sabato: ● Scienze demo-etno-antropologiche ● Storia ● Geografia, viaggi e nautica ● Scienze militari ● Scienze politiche ● Economia ● Diritto