sabato 26 maggio 2012

Sonetto genetliaco per Giovanni

In questo giorno d’ebbri incantamenti,
di pappate sovrane, di tumulti
e lazzi e giuochi labili e inconsulti,
di vomitate sopra i pavimenti,

d’ospiti per diarrea dolenti e olenti,
celebrità dai cerebri ampi e culti
e brutte checche facili agli insulti,
sagge fanciulle e cicisbei dementi…

al centro della festa e d’ogni sguardo
o curioso o d’invidia o di pietate
sol tu sarai, né bimbo né vegliardo,

o Giovanni gentil; per te, che adoro,
intrecciai queste rime imbellettate;
per te l’Happy birthday or s’alzi in coro.


lunedì 21 maggio 2012

Nuovo evento palascianiano al Museo Campano

La mattina di venerdì 25 maggio 2012 e precisamente alle ore 11.30, nella Sala Liani del Museo Campano (Capua, via Roma 68) si terrà una presentazione della mia unica opera di narrativa edita, testi in antologie collettanee a parte: Prove tecniche di romanzo storico, Lavieri, 2006. Ciò nell'àmbito della rassegna Il Maggio dei Libri, a cura dell'Assessorato all'Università, Ricerca e Cultura della Provincia di Caserta.


L'opera

Il breve romanzo – d'un centinaio di pagine – è in realtà un antiromanzo, nel duplice senso di opera che irride le convenzioni romanzesche e di opera che prelude a un testo più ampio. Quest'ultimo, che sarà meno surreale del primo, dovrebbe vedere la luce entro il 2015 [aggiornamento del 2015: ciò non è stato], in occasione del bicentenario della nascita del mio pro-pro-prozio, altro genio ma della scienza medica, oltreché precursore eroico della Croce Rossa: «Le origini dell’istituzione si fanno risalire a Ferdinando Palasciano» (Enciclopedia universale Rizzoli-Larousse, vol. IV).

Di lui nelle attuali Prove tecniche si assiste alla sola nascita, ma con contorno di più o meno pantagrueliche e münchhauseniane avventure dei suoi genitori e altri personaggi umani e inumani (ragni-demonio, corvi col gibus...), nel contesto storico – seppur trattato antistoricamente – della fine del regno napoletano di Gioacchino Murat e conseguente restaurazione borbonica.


Il luogo

Il Museo Campano, che occupa i locali del quattrocentesco Palazzo Antignano e dell'adiacente Monastero della Concezione posterior di tre secoli, è stato da poco restituito alla fruizione del pubblico dopo un impegnativo restauro – dagli esiti meravigliosi – che ha interessato soprattutto la Sala delle Matres e la Fridericiana, lasciando altrove intatte le bacheche ottocentesche, cui s'alternano videoschermi da fantascienza.

Quanto alla Sala Liani, dove si terrà la presentazione, è già stata teatro di eventi palascianiani, tra cui nel 2005 la serie di concerti I dieci mondi dell'umano spirito. Nel 2007 è toccato alla Sala Fridericiana, con i concerti di Stupor mundi; e già nel 1999, all'alba dell'Accademia Palasciania, si erano tenuti nella Sala Vasi il convegno Le opere archeologiche emerse nel territorio di Capua e il progetto TAV e due puntate del megaconvegno Miraggi del progresso e città sepolte.

domenica 20 maggio 2012

Il mio atteso ritorno a «Una piazza per la poesia»

Mercoledì 23 maggio 2012, alle ore 18.00, presso la libreria Treves  (Napoli, colonnato di piazza del Plebiscito) si terrà nell'àmbito della VI edizione della rassegna Una piazza per la poesia un reading dei seguenti sette poeti, chi più chi meno enorme, qui sotto elencati in ordine alfabetico e definiti da qualche dato essenziale: città d'origine, anno di nascita e recentiore opera letteraria edita di cui l'Accademia Palasciania abbia notizia. Tra essi noterete me e il palascianista Daniele Ventre (che a fine evento scapperemo in fretta e furia per recarci a un festino di compleanno, ma anche per non essere linciati).

Franco Arminio
Bisaccia (AV), 1960
Op. rec.: Terracarne, Mondadori

Marco De Gemmis
Napoli
Op. rec.: Seconde singolari, Bibliopolis

Enrico Fagnano
Napoli, 1957
Op. rec.: Alternative, Società Dante Alighieri

Antonietta Gnerre
Avellino, 1970
Op. rec.: PigmenTi, L'Arca Felice

 Marco Palasciano
Capua (CE), 1968

Enzo Rega
Genova, 1958
Op. rec.: Indice dei luoghi, Laceno-Mephite

 Daniele Ventre
Napoli, 1974
Op. rec.: trad. Iliade di Omero, Mesogea

Introduttore al ghiotto carosello sarà Bruno Galluccio, che spero non si pentirà – lui e il buon libraio Rino De Martino – d'avermi tanto gentilmente invitato: darò, salvo savii ripensamenti, spettacolosa e perturbante lectura di qualche perla nera sfilata dalla saga del professor Coppelius (emulo e superatore del suo omonimo hoffmanniano) e del suo demente mecenate lord Hicks, tra incesti infami e orrende operazioni.

Bruno Galluccio
Napoli
Op. rec.: Verticali, Einaudi


Aggiornamento

Infine ho letto la mia traduzione del Cimitero marino di Paul Valéry (2009) e, a seguire, la mia poesia dendrosintetica Ora che l'odio spezza le molecole (2011).

giovedì 17 maggio 2012

Uno status di Facebook :D

Io non capisco la gente che non capisce ciò che capisco io; ciò che io amo, e che essa non ama; e dunque non la amo. Come si fa, brutti disgraziati, a non conoscere Schnittke, per esempio, e le sue Sinfonie, per esempio la Terza, e a non comprenderle, e a non adorarle? C'è qualcosa di marcio e di sbagliato in voi, rendetevi conto; qualche ingranaggio rotto nel cervello, uno spaventevole buco nell'anima, non saprei, insomma una mancanza sventuratissima che vi priva della capacità di provare godimento per le cose celesti; e che fa di voi, forse, delle persone malvage. Quanto ringrazio gli dèi d'avermi tenuto salvo da una tale iattura, e d'avermi funestato con tutt'altre! Avrò pure una vita d'inferno, difatti, con l'anima ogni giorno rosolata e rosicata da immensi mostri ghignanti, e loro corte o coorte di mostriciattoli; ma, vivaddio, la musica più alata è in me, incistata come un cristallo meraviglioso nel mio cuore dolente e beato, e tutta l'intendo, e mi specchio nell'infinito ed esso in me, ogni istante ch'io vivo o semivivo. Maledetto dagli uomini, benedetto dalle Muse, non posso che considerarmi uno dei fortunati sulla terra.
Marco Palasciano, status di Facebook, ore 1.43 del 17 maggio 2012

venerdì 11 maggio 2012

La più bella opera d'arte da me finora creata

Marco Palasciano, Un'anima, fotografia rielaborata, cm 17×21 circa, 10-11 maggio 2012:


Quanto a tecnica usata, per la precisione, quest'immagine non è null'altro che una foterella scattata tutt'altro che professionalmente con un umilissimo Nokia C1-01, quindi voltata in negativo e sottoposta a poc'altri ritocchi con Picasa. Soggetto originario: un soffione nel giardino di Palazzo Grimaldi, a Marcianise.

Quanto al significato dell'opera, rimando alla descrizione del secondo disegno mostrato nel post Due disegni (qui).

venerdì 4 maggio 2012

La mia quarta lezione di pittura

Ieri, giovedì 3 maggio 2012, sono stato alla mia quarta lezione di pittura (qui il post a resoconto della prima, qui quel sulla seconda, qui quel sulla terza). Ho avuto da fare esercizi di disegno rapido, ritraendo una mano di manichino sistemata in varie pose, tempo 15 minuti a posa:


E questa è la mano servita da modello:


Un singolo esercizio (cliccar per ingrandire ulteriormente):

giovedì 3 maggio 2012

Pio Meo Di Cesare rivive in una voce enciclopedica

Alate novità sturbano il mondo. Venerdì 4 maggio 2012, alle ore 17.00, sarà presentata presso il Circolo Artistico Politecnico (Napoli, piazza Trieste e Trento 48) la nuova casa editrice Homo Scrivens (sic), collaterale all'omonimo laboratorio di scrittura, reggitor d'ambedue Aldo Putignano.

E di Homo Scrivens sarà presentata la prima opera a stampa: la seconda edizione dell'Enciclopedia degli scrittori inesistenti, mirabile opera collettanea tra i cui 184 redattori (qui una lista completa) si trova anche – e ciò già basterebbe, diciamolo, a giustificare l'acquisto del voluminoso volume – il vostr'umile Marco Palasciano.

Due le voci da me redatte, relative l'una alla poetessa Cristiana Carità e l'altra (lunga il quintuplo della metà) al suo sventurato sodale Pio Meo Di Cesare, la storia del quale in particolare è ben nota ai palascianisti di ferro. Vedansi, in proposito, i seguenti quattro post del blog dell'Accademia Palasciania:

Grande concorso di lamenti funebri, 2 aprile 2010
Premio «Lamento per Pio Meo Di Cesare», 30 gennaio 2011
Postilla a «Pectora Cæsareo luctu», 31 gennaio 2011
Chiusa la saga di Pio Meo Di Cesare, 3 aprile 2011

martedì 1 maggio 2012

Sei sonetti barocchi per le nozze di Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza

Pubblico qui il giocoso epitalamio che, su gentile richiesta – che molto mi ha onorato – degli sposi, ho scritto nei giorni scorsi e quindi declamato durante il loro banchetto nuziale, a Palazzo Lanza, la sera del 28 aprile 2012. Forma: sei sonetti ABBA ABBA CDC DEE, in stile démodé (tra Giambattista Marino e l'Arcadia). I primi due sono stati composti la sera del 25 aprile; il III e il IV la sera del 26; gli ultimi due in fretta e furia il giorno stesso delle nozze, in un'ora e mezza, sùbito prima di recarmi al banchetto (dopo aver perso la maggior parte del pomeriggio, a causa d'una visita inaspettata). Il progetto originario prevedeva un'articolazione in almeno sette sonetti; tra gli argomenti tagliati, un accenno di trasposizione del mito di Filemone e Bauci dalla Frigia a Capua e, a chiusa, l'insana promessa d'intraprendere all'indomani la composizione d'un intero poema tipo Furioso ariostesco, a eterna gloria stavolta non degli Estensi ma della stirpe dei Lanza-Bellone.


Lancio del riso alle nozze di Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza.
Chiesa dei santi Rufo e Carponio, Capua, 28 aprile 2012.


Marco Palasciano

Sei sonetti barocchi per le nozze
di Giuseppe Bellone e Mariateresa Lanza


I

O Muse, mie cugine e coinquiline!
lo so, lo so che è frivolo e oggi alquanto
fuor di costume il genere di canto
– l’epitalamio – che oso alle divine

vostre grazie, genía di Mnemosíne,
chiedere d’ispirarmi. Pur, fintanto
che mio sarà del cuor piú puro il vanto
tra i poeti campani, io so che infine

ai prieghi miei voi sempre liete e leste
risponderete. Ed oggi piú che mai,
trovandoci alla festa delle feste:

dopo vent’anni ormai di dài e dài,
oggi sotto ogni piú benigna stella
si è congiunto il Bellon con la sua Bella.


II

Però non basta il placet delle Muse,
amici umani, a che la mente mia
trovi d’ogni arte la diritta via
anziché perder sé tra idee confuse.

Senza cateti niente ipotenuse.
Senza un cerchio d’amor niente poesia.
Sempre è question di cuore e geometria,
mai di ritegno o di accidiose scuse.

Ben lo seppe Giuseppe quand’io, intento
alla drammaturgia dei suoi Percorsi
della Memoria, procedevo a stento

per la melanconïa in cüi incorsi
in quei giorni a me avari di dulcedini
sí che flosce pendevano le redini.


III

E ognun dovette empirmi d’attenzioni
– ricorderai pur tu, Maria Teresa –
fin ch’ebbi completata la mia impresa
e iniziaron le rappresentazioni.

Le quali da sei anni e tre stagioni
si tengono or per strada ed ora in chiesa,
quando non in castello; e piú è ripresa
la pièce, piú a tutti scendono i coglioni,

temo… Però, mia cara, e tu, mio caro,
questo è già un bell’esempio, che ai capuani
demmo, di come Capua esser può un faro

d’arte e cultura (anche se è un po’ per cani
e porci quel mio testo); ed ha gran parte
Palazzo Lanza in tal cultura ed arte.


IV

E s’io tra Guida e Ex Libris ben mi trovo,
è per l’amor che qua voi due spandete
come la cornucopia le monete.
Qua ogni alato è felice di far l’uovo.

Voi deste inizio ad un periodo nuovo
per quest’egra città, cui un’aurea rete
tesseste intorno d’anime replete
d’ogni ingegno e virtú. Io mi commuovo:

tra la muffa e la cenere di Capua
voi fate rifiorire tali gigli,
che chi emigrar nell’isola di Papua

voleva ci ripensa. E i vostri figli,
infin, della Campania del futuro
faranno un paradiso di sicuro.


V

Quanto a vostre virtú, potenze ed atti
altro da dir non ho, ché il resto è noto.
E oggi che pronunciaste il vostro voto
nuziale, onde siam tutti satisfatti,

come mancare io avrei potuto? Infatti,
a parte la mia assenza dalle foto,
lo sgabello del pianoforte vuoto
e niuno a declamar dei versi adatti,

sarebbe stato perder l’occasione
di dirvi in tal momento, il piú importante,
quanto sia grande non l’affettazione

ma l’affetto ch’ò per voi due, garante
il fatto che ho rischiato di mancare
e l’idea mi faceva disperare.


VI

Costretto infatti a sceglier tra le attese
vostre nozze ed il gran completamento
d’un mio percorso di risanamento
che vo compiendo ormai da qualche mese,

in cui tante energie finora ho spese,
reso conto mi son che quel che sento
per voi non è da poco, o il mio tormento
avrebbe avuto fiamme meno accese.

Poi volle il cielo far mutar le date:
e, o gioia!, eccomi a voi. Ma aver dovuto
riflettere su quel che voi mi date

è stato – e chiudo qui – come un imbuto
che in cor, qual dolce vino, versi un mare
d’amore. E non rimane che brindare.


Cortile parato a festa per le nozze di Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza.
Palazzo Lanza, Capua, 28 aprile 2012.

La mia terza lezione di pittura

Nella solatia giornata di ieri, lunedì 30 aprile 2012, sono stato alla mia terza lezione di pittura (qui il post a resoconto della prima, qui quel sulla seconda). Il risultato è stato il seguente abbozzo di acquerello:


E questo è l'arbusto servito da modello: