giovedì 26 giugno 2014

Palasciano recita «La ginestra» a Villa delle Ginestre

:) Alle ore 19.00 di domenica 29 giugno 2014, io, Marco Palasciano, reciterò La ginestra di Giacomo Leopardi a Villa delle Ginestre (Torre del Greco), dove l'alto poeta la scrisse. Se siete leopardisti e/o palascianisti, non potete mancare; vi aspettiamo! E non ci sarò solo io, altri terranno altri interventi e recite... (Vedi qui.)

mercoledì 25 giugno 2014

Per gli amici di facebook nemici della vita

Status di facebook del 25 giugno 2014, ore 13.40  

Un classico senza tempo.
Quanta mi suscitano tristezza, e riso insieme, le menti epistemicamente regressive che vanno testimoniando orgogliosamente la loro ostilità radicale – senza un motivo degno del mio rispetto – a nozze e/o adozioni omosessuali, aborto, eutanasia e quant'altro di apparentemente empio venga in capo a quegli apparentemente pii di immergere in effigie nel calderone del proprio ametrope odio per la vita (sì, chi odia l'eutanasia odia la vita). Un odio figlio di semplice immaturità filosofica, e/o il cielo sa di quali complicati intrichi della selva della psiche.

In ogni caso io non smetterò mai di avversare costoro, sia pur serenamente, dall'alto della mia anima immacolata, repleta di mirifiche virtù, splendenti perlomeno per contrasto.

Un illuminante esempio
di «libertà di parola»
secondo alcune persone.
Per esempio mi stanno molto sul Kafka le cosiddette Sentinelle in piedi, le cui idee sono quelle che meno stanno in piedi. Di fatto è una bestemmia, come anche un bimbo intendere dovrebbe, il loro invocare il diritto di parola per pretendere di potere dire parole disumane. Meno male che spesso stanno zitti. E quanta ingenua ipocrisia nel loro dirsi contro la violenza, quanta oscenità nel loro definire la legge Scalfarotto e simili un tentativo «di distruggere l’uomo e la civiltà».

La vergogna dei posteri è già su essi, senza scampo, e su tutti gli omofobi, e i biofobi in generale. Se anche voi appartenete a un tale taxon, e siete tuttavia tanto onesti da ammetterlo, voi – miei amici di facebook – disamicatevi. Senza esitare oltre. O pentitevi.

Sono anche disposto, se volete, a fornirvi assistenza spirituale.

martedì 24 giugno 2014

Prologo e filastrocca squallidissima frutto dell’insonnia (24 giugno 2014)

Il prologo (in endecasillabi sciolti) doveva servire a chiarire la filastrocca (in quartine di senari), e invece ha seminato nuova oscurità: mi son scappati troppi paroloni, alcuni addirittura hapax inventati per l’occasione. Non mi resterebbe che aggiungere, a propròlogo, un glossario; ma l'accidia mi vieta ciò. Arrangiatevi.


Prologo

Destato all’alba da fattori ignoti
m’è occorso defecare dalla penna,
cosí tentando – invan – di riaddormirmi,
i seguenti dementi ottantaquattro
senari ben strofati in quartine ABBA
a formare tattà una «filastrocca
cretina» – al pari d’altre già – «di prima
mattina». È il disticomitiaco dialogo
(dove restutto vale resta tutto,
fessa vale vagina e ’un vale non)
fra un viandante e, toscofona pur essa,
una signora assisa in soglia a un vascio
dal qual provengono incessanti gemiti.
Si scopre, a mano a mano:

                                               – ch’Eteoclessa
(tale il nome della virago, inteso
dal viandante per inferenza: Etèocle,
al pari della pia sorella Antígone,
era figlio d’Edipo e di Giocasta…)
esercita il mestier del meretricio
per pagarsi le cure odontoiatriche;

– che il fratello superdotato, Antígono,
non è da meno d’essa in tali pratiche;

– che le lor zie son tre retrosibille,
specializzate in onomatopérete,
e la stessa Eteoclessa è proctoglotta;

– che la figliola sua, tuttora senza
nome nonché letteralmente infante
(vedi ínfans che significa in latino),
è irrumata dall’avolo Giocasto;

– e che il viandante ha il tergo sodomitico,
unica innocentezza in tal teatro
d’atro squallor che fugge lucentezza.


Filastrocca

«Cos’è quel rumore
continuo che s’ode?»
«Mia figlia che gode
facendo l’amore».

«Signora, sua figlia?
e lei ’un dice niente?»
«Lo fa co’ un parente:
restutto in famiglia».

«Parente? che cosa
sentire mi tocca!»
«Sí, il nonno. La bocca
l’ha sempre bavosa…»

«E lei si compiace,
signora, di ciò?»
«A di’ il vero no,
ma il cuore ho ormai in pace».

«Ma com’è possibil
che in pace lei l’abbia?»
«Dovrei provar rabbia?
dar ringhi, dar síbil?»

«Ringhiar, sibilare,
sí, e dare di matto».
«E invece mi gratto,
to’, il pelo vulvare».

«Si copra, la prego!
si copra, la imploro!»
«È sempre un lavoro,
è sempre un impiego…»

«Che cosa? dar mostra
dei suoi genitali?»
«Sa, ho carie dentali
per tutta la chiostra…»

«Lei quindi il dentista
lo paga esibendo…?»
«Sí. E inoltre ne vendo
non solo la vista».

«Posso anche toccarla
con questa mia mano?»
«Ma certo, e anche l’ano.
Ah, ho il culo che parla».

«Che strano spettàculo!
e fa profezie?»
«No, son le mie zie
che fanno l’oràculo».

«E cosa dicendo
van tali zie, e come?»
«A ogn’uom dànno un nome,
con peto tremendo».

«(Chissà che fetore!)
Dan nome a chi nasce?»
«Le vecchie bagasce?
sí, ed anche a chi muore».

«Che senso ha si cambi,
ahimè, il nome ai morti?»
«Dicevo gli aborti.
Non siam cosí strambi».

«E come s’appella
sua figlia, Signora?»
«Un nome ’un l’ha ancora.
Né parla: sol fella».

«Ahimè, è una bambina?
e lei la dà in pasto…?»
«A nonno Giocasto,
sí, sera e mattina».

«Giocasto? lei dunque
si chiama Eteoclessa?…»
«Piacere. La fessa
la vuole, comunque?»

«No, grazie. Mi va
soltanto l’uccello».
«Allor mio fratello
Antígono avrà».

«E quanto si prende
per darmelo dietro?»
«Un cinto, ed un metro
di stoffa da tende».

«Per farci che cosa?
mi sfugge il motivo».
«Un preservativo:
la nerchia ha mostruosa».

«Ahimè, abbrividisco!
Fa nulla. Vo via».
«Ma no, caro, stia…
Bah, è andato. ’Un capisco».

lunedì 9 giugno 2014

XIV sonetto di compleanno per Sante

Ontéa infinito il tutto, il cronotopo*
più l'eterno, un nell'altro incastonato
(se «altro» può dirsi) come fiore in prato
od oasi nel deserto; e il prima e il dopo

solo in quest'oasi-fiore han senso e scopo,
nel resto non ha luogo né il passato
né il futuro né il luogo... e tu, adorato
Sante, in tal nave, come me, sei un topo,

sì, quanto a corpo e mente transeunti*;
pur, da ciò astratto, sei l'eterno stesso,
son, siamo, i verbi più non son sicuri...

Ma, messi un po' da parte tali assunti,
per il tuo compleanno umano adesso
concedimi di farti tanti auguri.


Nota

Il verbo «onteare», hapax* da me creato per l'occasione di questo sonetto d'occasione, vale «essere» ma con un senso di azione, continuità e aseità*

Somigliando a «roteare», gli è analogo per ariosità ed energeticità; ma si accenta diversamente, per attrazione dei verbi napoletani dall'infinito presente in «-ià» che alla terza persona singolare del presente indicativo desengono in «-éia», desinenza che io nell'italianizzarli soglio volgere in «-éa». 

D'alt(r)o canto, l'anomala accentazione del nuovo verbo serve anche ad assonare «ontéa» a «crea»: e in effetti «onteare» ha incluso in sé, scordavo d'elencarlo sopra, anche un senso di (auto)poìesis*.


Elenco di tutti i Sonetti di compleanno per Sante
I. «Tutte le stelle danzan sul tuo capo» (2003)
II. «Mio adorato, un altr'anno s'è posato» (2004)
III. «Non ho il tempo di scrivere un sonetto» (2005)
IV. «L'estate incombe, e incombe la delizia» (2006)
V. «Trent'anni. “Sono un vecchio barbagianni”» (2007)
VI. «Rinnovellatamente tanti auguri» (2008)
VII. «Avanza la vecchiaia come un treno» (2009)
VIII; IX; X. «Ogni nove di giugno nove dee» (2010)
XI. «Il tempo scorre, a men che sia nel giusto» (2011)
XII. «In ritardo bestial d'un mese e mezzo» (2012)
XIII «Come abbicata al limo sta la rana» (2013)
XIV. «Ontéa infinito il tutto, il cronotopo» (2014)

giovedì 5 giugno 2014

Souvenir dell'inaugurazione della targa sulla casa natale dello zio Ferdinando

Marco Palasciano presso la targa collocata a lato del portone della casa natale di Ferdinando Palasciano, e inaugurata pochi minuti prima di questo scatto, nell'àmbito delle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana. Capua, via San Michele a Corte, 5 giugno 2014. Foto di Adam Kabir Ibrahim.

martedì 3 giugno 2014

Capua, 5 giugno: Ferdinando Palasciano omaggiato d'un convegno e una targa

In questi giorni a Capua si terranno grandiose celebrazioni (vedi qui) per il centocinquantenario della Croce Rossa italiana. Tra l'altro, giovedì 5 giugno alle 17.00 si terrà all'Università (la SUN, in corso Gran Priorato di Malta) un convegno su Ferdinando Palasciano; e alle 19.00 si apporrà una targa presso la casa ov'egli nacque, in via San Michele a Corte.

lunedì 2 giugno 2014

Per ridiffondere la luce del sole

Status di facebook del 1° giugno 2014, ore 23.57 
Vedo che in rete circola un video con «immigrati» che sfasciano un'auto dei Carabinieri. E tanta brava gente a condividerlo, con commenti più o meno razzisti e fascisti. Ma non vi siete accorti che si vede sulla sinistra un microfono “giraffa” da riprese cinematografiche? io che ho fatto la scuola di cinema l'ho notato subito, ma dovrebbe essere evidente a chiunque abbia un minimo di spirito di osservazione. E c'è anche uno schermo bianco per ridiffondere la luce del sole. Ma poi, verso la fine, si vede addirittura una cinepresa! Si tratta insomma del set di un film, non è una scena reale. Finitela di diffondere fake come questo, che servono solo ad alimentare l'odio.

Dal video in questione.

domenica 1 giugno 2014

Un'aggiunta alla voce «Foshan» in Wikipedia

Con più di due anni e mezzo di ritardo, ho scoperto stanotte il più tragico documento video che mi sia mai capitato di contemplare, quanto a disumanità di umani su altri umani, considerata la sproporzione fra l'innocenza della vittima e l'indifferenza dei carnefici (valutando come tali sia gli attori, sia gli omissori); e, per catarsi, ho inserito in Wikipedia la relativa storia.

Il Buddha che contempla dal suo
monte la città di Foshan, nome
che vale «Monte del Buddha».
Foshan è stata resa tristemente famosa in tutto il mondo da un incidente occorso il 13 ottobre 2011, alle ore 17.26 locali[1], nei pressi di un mercato. Una bambina di due anni di nome Yueye, figlia di lavoratori migranti, fu investita e travolta da un suv bianco, che dopo aver sostato per qualche istante sopra di lei la scavalcò schiacciandola nuovamente, stavolta con una ruota posteriore, e riprese il tragitto. Yueye rimase lunghi minuti sull'asfalto in una pozza di sangue tra l'indifferenza totale dei pedoni di passaggio, nonché dei guidatori di altri veicoli, uno dei quali non ebbe ritegno a passarle a sua volta con le ruote sulle gambe. Il tutto fu documentato da una telecamera di sorveglianza; tramite Internet, in séguito, il video ebbe la più ampia diffusione, suscitando accese polemiche. La bambina fu ricoverata in terapia intensiva e si spense sette giorni dopo.[2]

1. Come risulta dal video di sorveglianza [...].
2. Cina: morta Yueye, bimba investita tra indifferenza generale, ANSA, 22 ottobre 2011.