sabato 19 dicembre 2015

La versione definitiva del «Souvenir» e «Ferdinando Palasciano nella letteratura»

Ecco i link ai file pdf, scaricabili gratuitamente, di due testi su Ferdinando Palasciano: una sua sintetica biografia (versione definitiva, emendata degli ultimi errori) e un saggio sulla sua presenza nella narrativa e nel teatro. Cliccare sulle rispettive immagini o sui titoli.

Marco Palasciano, Un souvenir di Capua nel bicentenario della nascita di Ferdinando Palasciano, Accademia Palasciania & Associazione Ferdinando Palasciano, Capua, giugno 2015.

Marco Palasciano, Ferdinando Palasciano nella letteratura, estratto da Atti della Giornata di studi in onore di Ferdinando Palasciano nel bicentenario della nascita, Associazione Ferdinando Palasciano, Capua, novembre 2015.

lunedì 14 dicembre 2015

5 variazioni sul mio pranzo di oggi

Le trippe mi rimpinguo ma anedonio:
m’ha usta la lingua col cacao il demonio.

Stomaco, ti rimpinguo senza gusto:
la cioccolata m’ha la lingua usto.

Lingua usta ed ustionata dal cacao,
si rimpingua la pancia senza «Uaoh!».

Da offa insapore l'epa è rimpinguata:
la lingua m’ustionò la cioccolata.

Senza piacere il ventre si rimpingua:
la cioccolata m’ustionò la lingua.

Quartina non tanto cretina di prima mattina

Mi disse una mignotta: 
«Tutti ci hanno le corna. 
Chi ti vuol bene torna, 
chi non torna si fotta».

martedì 24 novembre 2015

Persone accomunate dalla sete di verità e bellezza, di ludus e armonia

Malgrado la fatica improba (tipo dover star chiuso in casa a lavorare ai testi 12-15 ore al giorno per 4-5 giorni la settimana), peraltro non retribuita giacché – almeno per quanto riguarda la mia natura – le cose migliori riescono per amore e non per soldi, il festival delle 77 meraviglie dell'Ottocento palascianiano sta fruttando belle soddisfazioni, culturali, artistiche ed umane; ché questi incontri, quasi sempre arricchiti da spensierati e allegrissimi momenti di laboratorio ludico e teatrale, e sempre completati da una cena con chi gradisce restare, servono anche se non soprattutto a cercare di intrecciare amicizie nuove, rinsaldare le precedenti, formare infine un bel gruppo di persone accomunate dalla sete di verità e bellezza, di ludus e armonia, e che si trovino bene insieme; magari per sempre; ci si riuscirà? gli anni passati, intanto, chi è che m'è divenuto – per poi restare – amico grazie a lezioni-spettacolo come queste, e ad analoghi eventi dell'Accademia Palasciania? citando, per brevità, solo chi ha totalizzato almeno 200 punti nel mio Amicarium (da non confondere coi punti-presenza relativi alle lezioni): nel 2010 Enrico; nel 2011 Damian, Carolina, Andrea; nel 2012 Edoardo, Alessia, Marika, Roberto B.; nel 2013 Giuliana, Gaetano, Luisa, Gabriella, Anna L., Angela, Nando, Lucia, Alessio, Clementina, Gregorio, Cristina, Felice; nel 2014 Anna D.M., Roberto C., Maria; ma molte altre anime gentili, che amo e m'amano (o ciò spero), potrei segnare qui; e per la fine del 2015, a prescindere da chi abbia più o meno punti, conto di ritrovarmi con almeno sette-otto amici nuovi che restino in pianta stabile nel mio cuore, e viceversa. :)

sabato 14 novembre 2015

Elegia per le vittime di Parigi del 13 novembre 2015

S’appresta a una giornata 
di pianti e funerali 
la città devastata 
dai folli criminali. 
La Musa mia, attristata, 
ripiega le sue ali 
e apre una fiaccolata, 
pur delle più virtuali, 
soltanto illuminata 
da pensierini quali 
che la vita è un’ondata 
su cui surfando sali 
e più al cielo è elevata 
più è il tonfo quando cali. 
D’intorno, gente irata 
ha parole bestiali. 
Noi, ogni foia azzerata, 
tacciamo, ai morti uguali.

sabato 19 settembre 2015

Invito all'evento «Mille colori, stessi valori»

Per buona parte della grande festa poetica che si terrà in Capua alle cinque e cinquantacinque del pomeriggio del 26 settembre, chiunque potrà presentarsi sul palco e declamare, o anche rappare, versi suoi o altrui; inoltre, se fa parte di un’associazione senza scopo di lucro, o un gruppo di volontariato, ecc., potrà anche accennare alle relative attività in programma per l'autunno. Tempo a disposizione: dipende; per es., se si trattasse di 20 interventi, gli "interventisti" avrebbero circa 5 minuti a testa.

Questo evento (cliccare qui per saperne di più) vuole servire soprattutto a trovare nuovi degni amici: gente empatica e di ideali puri, che si impegna come può nel lottare per l’ambiente, per il sociale ecc. e nel diffondere arte e cultura. Insomma l’importante non è fare la passerella, ma fare rete.

A proposito di fare rete, alle 20.45 inizierà la partita Napoli-Juventus: mi sa che molti fuggiranno entro le 20.00-20.30, allorché si farà un intervallo. Ma per chi rimarrà, la festa continuerà fino alle 21.00-21.30, e dopo si potrebbe anche cenare insieme.

Il luogo dell'evento.

domenica 13 settembre 2015

Un dodici-per-dodici per dodici anni cosmici


DODICI DODECASILLABI
PER IL DODICESIMO ANNIVERSARIO 
DEL MIO INCONTRO
CON ANGELO E MARGOT

13 settembre 2015

Son dodici i giri che ha fatto il pianeta
intorno alla stella piú ad esso vicina,
vaganti nel cielo ambedue senza meta
come entro il mio capo un’idea peregrina.

Son dodici giri da che conosceste
colui che ora dodici versi vi scrive
di dodici sillabe, a farvi le feste,
ché v’ama e d’amore soltanto egli vive.

Azioni o pensieri non ebbi mai vili;
virtú ho tante in cuore che quasi ne scoppio;
perciò non cessate d’amarmi, o gentili
Margotta e Angioletto, ma amatemi il doppio.

venerdì 11 settembre 2015

Una conferenza in Abruzzo

Martedì 15 settembre alle ore 17.00 terrò presso l’Hotel Duca degli Abruzzi (Montesilvano, via Carlo Maresca 15) una conferenza della durata di una mezz'oretta su Alcuni episodi minori della vita di Ferdinando Palasciano. Ciò nell'àmbito del XII Corso nazionale di storia della Croce Rossa e della medicina, evento cui ho avuto l'onore di essere invitato dal gentilissimo prof. Paolo Vanni, delegato nazionale della CRI alla storia della Croce Rossa. Ai presenti sarà fatto omaggio del mio libretto Un souvenir di Capua.

[Aggiornamento: ^_^ modestamente, la conferenza ha avuto un enorme successo, grazie al mio stile conferenziero non convenzionale (vedi mie solite lezioni-spettacolo). Qualche signora è anche saltata sulla sedia! E non avevo mai firmato tanti autografi in vita mia!]

lunedì 10 agosto 2015

Poesiola per il compleanno di una gentile poetessa

(Niente di che, l'ho scritto in fretta in fretta per pubblicarlo a mezzanotte sulla bacheca di Facebook della festeggiata...)

D’auguri una manciata come petali
invio alla buona Vanna, i quali a pioggia
lenta e iridata caschino d’intorno,
la floreale grazïa accordandosi
bene con quanto ha in sé costei e da sé
fa fiorire tra il vivere e lo scrivere;
e come il vento i petali disperde,
ma per portarli per il mondo intero,
cosí il tempo passando ci consuma
ma fa aumentare il raggio della nostra
anima; e ciò che ha bello, piú si abbella;
e la tua, o Vanna, nacque di già stella.

sabato 4 luglio 2015

Endecasillabi per una falena

Una povera falenuccia bianca
è caduta in un piatto con dell’olio
e le sue ali se ne sono intrise.
Là incollata, zampicole nell’aria,
zampicolava disperatamente.
Ho provato a salvarla avvicinando
della carta assorbente a corpo ed ali,
che delicatamente ne assorbisse
l’olio, ma intanto ha smesso di agitarsi.
Ora credo sia morta. E mi domando
se ho fatto tutto quel che si potesse,
o avrebbe fatto meglio un entomologo.

sabato 20 giugno 2015

Status del 20 maggio 2015, ore 3.21

I falsi cristiani che oggi manifesteranno contro l'universalità dell'amore mi fanno semplicemente pena: stanno girando in tondo intorno al loro povero errore, mentre la Verità Splendente avanza senza fine, sempre più distante da loro e da tutte le menti che per drogarsi di odio travestito hanno perso ogni nitore cristallino.

venerdì 19 giugno 2015

Due microdocumentari naturalistici

Cliccare qui per il microdocumentario La nidificazione dello scelifrone.

Cliccare qui per il microdocumentario Dopo la pioggia appare sulla tenda una chiocciola.

mercoledì 17 giugno 2015

Ricostruzione di un breve discorso di saluto

Questa che segue è la ricostruzione, in base agli appunti, del discorso in tre minuti da me pronunciato in qualità di presidente dell'Accademia Palasciania durante i saluti introduttivi della Giornata di studi in onore di Ferdinando Palasciano tenutasi il 13 giugno 2015 al Municipio di Capua, nell'aula consiliare, che al termine dei lavori è stata intitolata a Palasciano stesso (con targa marmorea, dono del Rotary Club Capua Antica e Nova, scoperta da tre mani: una del sindaco, una mia e una di Antonio Citarella, presidente dell'Associazione Ferdinando Palasciano). Lo spettacolo di burattini citato, realizzato dai giovani volontari e volontarie del gruppo di Capua della Croce Rossa Italiana in occasione degli stand e fiaccolata del 12 giugno, è La storia di Ferdinando Palasciano, di cui potrete assistere alla registrazione video cliccando sulla foto qui sotto (foto in cui la gentile Ewelina mostra il burattino, da lei creato, raffigurante Palasciano). Va detto infine che il mio discorsetto voleva servire soprattutto da invito a contribuire alla raccolta fondi; ma che questa, per l'occasione, è stata di due sole donazioni, sebbene l'ottantina di libretti da noi portati per distribuirli gratis sia stata arraffata tutta.


Vi ringrazio della vostra presenza. Tra coloro che conosco personalmente vorrei citare in particolare i volontari e volontarie della Croce Rossa, che ieri fra l'altro hanno tenuto in piazza un bellissimo spettacolo di burattini a preludio della fiaccolata (della quale reco ancora le tracce della cera qui sui calzoni; perdonatemi: me ne sono accorto quando ero già uscito di casa), e Giuseppe Palasciano, autore, insieme con Camillo De Luca, della biografia di Ferdinando Palasciano a tutt'ora più ricca, e da cui ho un bel po' attinto nello scrivere Un souvenir di Capua.

Quest'ultimo libretto (di cui più tardi tutti riceverete gratis una copia) si può considerare, quanto a spirito, una via di mezzo tra lo spettacolo di burattini e la biografia di cui sopra, essendo destinato anche ai bambini. È stato infatti concepito per essere diffuso principalmente nelle scuole, sempreché riusciamo a trovare fondi bastevoli sia per questa sia per le altre iniziative in programma per il bicentenario.

Non nascondo le difficoltà che stanno incontrando in merito le due accademie palascianiane capuane. Basti pensare che quest'anno, molto probabilmente, l'Associazione Ferdinando Palasciano dovrà rinunciare a organizzare il Premio Palasciano (quello autunnale, da non confondere con il Premio Palasciano per la Storia della Chirurgia di cui poc'anzi si diceva). Perciò vi prego di contribuire, generosamente quanto potete, alla nostra raccolta fondi.

Infine, sul nostro medico eroe non ho nulla da dire di più di quel che diranno i relatori del presente convegno. Vorrei solo ricordare, giacché l'Accademia Palasciania si occupa essenzialmente di educazione filosofica, come l'operato di Ferdinando Palasciano rappresenti un esempio perfetto di autentico progresso, e di esempi simili vi sia più che mai bisogno per non perdere la rotta in questa nostra epoca caratterizzata, fondamentalmente, da due tendenze epistemiche opposte ma ugualmente disumanizzanti: il materialismo (in ogni senso, ontologico o meno, fino all'ultraliberismo e alle sue conseguenze più nefaste in termini di sfruttamento dei popoli ecc.) e l'integralismo (dalle pazzie devastatrici dell'Isis fino, per restare nei nostri immediati dintorni, ai convegni in stile raduno nazista dei fanatici pseudocristiani che avversano l'omosessualità ecc.).

Ecco: bene a distanza da ambedue queste Scilla e Cariddi operano quanti, al pari di Ferdinando Palasciano, abbiano per stella polare il proprio senso di umanità. Che poi non significa antropocentrismo. Perché essere umani è anche andare al di là dell'umano, verso la comprensione dell'universale.

martedì 9 giugno 2015

Dove incontrarmi il 14 giugno

O voi che amate l'umile persona di Marco Palasciano e la sua superba arte! domenica 14 giugno 2015 potremo incontrarci in occasione di due diversi eventi, il primo a Napoli e il secondo a Capua.

La mattina, al termine di una passeggiata fotografica che inizierà alle 10.30 presso la Porta Piccola del Bosco di Capodimonte, mi troverete nella torre meravigliosa in cui Ferdinando Palasciano visse i suoi ultimi anni (Napoli, salita Moiariello 53), dove declamerò qualche pagina del mio libretto sulla vita del dottore, Un souvenir di Capua; che quindi vi sarà distribuito, gratis come sempre (ah, è anche scaricabile in formato pdf: ecco qui). Ma attenzione: per partecipare a passeggiata e aperitivo occorre prenotare, scrivendo a capodimonteattiva@gmail.com; e la Pro Loco locale, di cui è presidente la gentilissima Maria Settembre, chiede un piccolo contributo; vedi qui.

Più tardi, alle 18.30, sarò a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25; ingresso libero), essendo uno dei trenta autori (tra i quali figurano anche Francesco Forlani e Raffaele Cutillo, storici benefattori dell'Accademia Palasciania, nonché le gentili sodali Marilena Lucente e Michela Salzillo) degli altrettanti racconti riuniti in Petra narrat, antologia a cura di Antimo Cesaro e Jolanda Capriglione, per i tipi di Artetetra. Il mio racconto s'intitola Per una via d'incontri straordinari; ed alcuni di voi già lo conoscono, essendo fra i suoi personaggi. Per ulteriori informazioni sull'antologia vedi qui.

XV sonetto genetliaco per Sante

Tutti infuriati son gli amici miei
di qui per quest’usanza, con la quale
ti privilegio, del sonetto annuale;
e piú si vanno accumulando i rei

papiri genetliaci, piú dovrei
vergognarmi. Volare poi senz’ale
vuol la mia fantasia: giaccio in un tale
stato di scassamento da rodei,

per la caccia agli insetti e le fatiche
del gran bicentenario, che, mio Sante,
produr non posso che arte miseranda.

Ma mentre nel mio studio le formiche
fanno corteo, e il cervello frigge, tante
colombe e rose il cuore mio ti manda.



Elenco di tutti i sonetti genetliaci per Sante
I. «Tutte le stelle danzan sul tuo capo» (2003)
II. «Mio adorato, un altr'anno s'è posato» (2004)
III. «Non ho il tempo di scrivere un sonetto» (2005)
IV. «L'estate incombe, e incombe la delizia» (2006)
V. «Trent'anni. “Sono un vecchio barbagianni”» (2007)
VI. «Rinnovellatamente tanti auguri» (2008)
VII. «Avanza la vecchiaia come un treno» (2009)
VIII; IX; X. «Ogni nove di giugno nove dee» (2010)
XI. «Il tempo scorre, a men che sia nel giusto» (2011)
XII. «In ritardo bestial d'un mese e mezzo» (2012)
XIII «Come abbicata al limo sta la rana» (2013)
XIV. «Ontéa infinito il tutto, il cronotopo» (2014)
XV. «Tutti infuriati son gli amici miei» (2015)

domenica 7 giugno 2015

Una svolta nel caso delle formiche

Enorme assurda invasione di formiche volanti e non volanti sul davanzale della finestra dello studio e intorno! questa è la gratitudine per aver tollerato finora le loro spedizioni isolate! mi pareva poi strano fossero sparite di colpo! che riapparizione in grande stile! che corteo grandioso! via, via: le soffio via col phön, spargo alcool... qua non potete stare; non in questo modo barbaro! la misura, ci vuole la misura in tutte le cose!

domenica 31 maggio 2015

Quinta nota in merito alle formiche sulla scrivania

Per i precedenti stati di Facebook in tema (2-16 maggio 2015), cliccare qui.

31 maggio 
Sono giorni che non si vedono più le formichine sulla scrivania: cosa sarà successo? eppure la stagione calda è appena cominciata. L’altro giorno ho visto passare un animaletto, ma non era una formica, bensì un ragno (e pure a lui ho fatto spazio tra gli oggetti, perché seguisse dritto dritto il cammino desiderato). Spero che non sia successo niente di brutto al formicaio. Forse hanno raccolto abbastanza briciole di biscottini, e hanno deciso che bastasse così, e di non dare più disturbo? ma ormai m’ero abituato! formichine, tornate, se volete. Amo tutti gli animaletti! ho anche messo nel bagno un cartello, per gli ospiti, che vieta di uccidere le lepismæ.

Sogno del gattino malato e della conferenza sulla spedizione polare

Stanotte ho fatto un sogno straziante. Un gattino malato doveva essere operato di lì a due settimane, e nel frattempo veniva affidato a me, acché lo accudissi nell'attesa dell'operazione. Ma mi dimenticavo completamente di lui, e solo dopo parecchio tempo mi rendevo conto della sua presenza, e mi ricordavo che mi era stato affidato; correvo dunque a consolare il poverino, nella cesta in cui stava, e lo carezzavo pieno di sensi di colpa terribili, e quello accoglieva le carezze con riconoscenza, e i suoi occhi tristi e dolci mi straziavano, anche perché in essi non c'era la minima accusa nei miei confronti; e da allora in poi non finivo più di stargli vicino e carezzarlo. Tra l'altro erano passate ben più di due settimane, e l'operazione dunque era saltata, perciò ero ancor più angosciato, e speravo si fosse ancora in tempo per rimediare. Domandavo intanto alla governante se in tutto questo tempo il povero gattino avesse avuto di che bere, almeno; e rispondeva d'averci pensato lei.

Il sogno continuava altrove. A un certo punto mi trovavo a salire per gli scaffali di una libreria, in un grande salone espositivo, durante una manifestazione culturale; a un mio lato saliva un amico, della cui identità non sono sicuro, dopo il quale era un angolo di muro; e all'altro lato una ragazza. Essendo saliti fino in cima, ed essendo stati tolti dei libri dallo scaffale sotto (non è chiaro cosa questo c'entrasse), non sapevo più come scendere; allora chiedevo alla ragazza di farmi passare dalla sua parte, ché forse avrei potuto calarmi su dei praticabili che erano nei pressi, e pian piano arrivare a terra. Chiedevo intanto alla gente intorno di far venire qualche ragazzo molto alto per aiutarmi; nei pressi già c'era un altro mio amico, Damian, e così mi aiutava lui a scendere. Si attendeva ora l'inizio di una conferenza su una spedizione al polo nord finita tragicamente; conferenza cui avrebbe presenziato il Dittatore di Francia, il che mi metteva a disagio, essendo io nemico di ogni tiranno. Quella spedizione, che avrebbe avuto notevole importanza nella storia della ricerca scientifica, era però partita col semplice scopo di rifornire di viveri una precedente spedizione, che si era trovata in difficoltà. La conferenza stava per tenersi in una meravigliosa biblioteca dalle grandi porte ad arco, senza ante, che davano su una pianura-giardino indorata dal tramonto. A questo punto mi sono svegliato.

sabato 30 maggio 2015

La «Nota sull'Autore» di «Un souvenir di Capua»

Riporto qui di séguito la Nota sull'Autore che si trova a pag. 50 di Un souvenir di Capua nel bicentenario della nascita di Ferdinando Palasciano, Accademia Palasciania & Associazione Ferdinando Palasciano, Capua 2015. (Per ulteriori dettagli biografici vedi qui.)


1815, 1891, 1968: Ferdinando Palasciano ha vissuto 76 anni e ½ e, per la gioia dei numerologi e degli astrologi, è 76 anni e ½ dopo la sua morte che nasce Marco Palasciano, anch’egli con il Sole nel segno dei Gemelli e in opposizione a Nettuno. La nascita del pro-pro-prozio Ferdinando è l’evento intorno al quale ruotano le Prove tecniche di romanzo storico con cui Marco nel 1995 giunge finalista, per la terza volta, al Premio di narrativa Italo Calvino. Lo stesso anno è tra i vincitori della Rassegna di poesia Laura Nobile, con la raccolta L’insectarium dei burattini, e si laurea in sceneggiatura e regia cinematografica e televisiva alla Libera Università del Cinema di Roma. Nel 1998 inscena il suo primo lavoro teatrale, Un Amleto di ritagli e di pezze, al primo Incontro Nazionale al Sud dei Teatri Invisibili. Nel 2002 tiene le prime lecturæ Dantis. Nel 2003 i primi concerti pianistici. Nel 2006 Lavieri pubblica le Prove come primo titolo italiano della collana Arno.

L’artista multidisciplinare ma indisciplinato matura intanto in filosofo eclettico e, sotto il marchio dell’Accademia Palasciania da lui fondata nel 1999, dieci anni dopo inizia a tenére, nei palazzi e giardini messi a disposizione da entusiasti e incoscienti mecenati, decine di lezioni gratuite e aperte a tutti sulla sua filosofia, caratterizzata principalmente dal recupero della metafisica come base di ogni discorso razionale; il che sarebbe indigeribile ai piú se non si fosse nell’accademia meno accademica del mondo, dove la didattica filosofica è arricchita da excursi tra scienza e fantascienza, storia e mito, eros e phobos ecc. nonché da performance artistiche e momenti di laboratorio ludico, affettivo e teatrale. Grazie a ciò sempre piú persone di ogni età si uniscono in bella rete amicale, né maggiore successo Marco desiderava. Sulla ruota assiologica di sua invenzione si basa il primo corso o festival di filosofia palascianiana, De magna rota rerum humanarum (2010), cui seguiranno i via via piú enciclopedici e spettacolari De natura mundi (2011), Euristicon (2012), Arca Arcanorum (2013), Urna Maris barocca (2013), Encyclopædia Cœlestis (2014) e Le 77 meraviglie dell’Ottocento palascianiano (2015).

sabato 16 maggio 2015

Nuove note in merito alle formiche sulla scrivania

Dopo il post del 2 maggio (che nessuno ha capito, e che tutti hanno criticato), ecco un aggiornamento, sotto forma di altri tre stati di Facebook. L'ultimo pure è stato già abbastanza frainteso, da chi (non conoscendo la mia filosofia) l'ha scambiato per un'antropocentrica e crudele presa in giro della povera formichina.

7 maggio
Tu guarda se devo ogni tanto fermare il lavoro per tenere alzata la tastiera del computer e lasciare passare le formiche col loro carico di briciole di biscottini! poi la gente non ci crede che sono un santo!

13 maggio
Vediamola dal lato positivo: le formiche mi tengono pulita la scrivania.

16 maggio 
Sono sinceramente dispiaciuto ogni volta che per sbaglio schiaccio una povera formichina. Poco fa ho trovato un cadaverino sulla scrivania; devo esserci passato sopra inavvertitamente con un quaderno che spostavo. Ora qualcuno di voi utenti cinici e senza cuore dirà, di certo, che le formiche se la vanno a cercare, invadendo le umane scrivanie senza rispetto veruno per la proprietà privata. Ma che ne sanno loro, poverine, che questa è una scrivania, e che sopra ci si scrive, e che noi siamo privati, della natura? per loro questo è un incantato promontorio scuro e vetroso su cui cogliere deliziose scagliettine di biscotto cadute dal nulla. Ecco, ho raccolto la formichina con la punta della penna, le ho detto «Povera formichina» e scrollandola con un toc toc sull'angolo d'un ripiano l'ho lasciata cadersene lieve sul pavimento come una fogliolina raggricciata. Corpicino minuscolo, ma la sua anima è grande quanto le umane; stanno tutte nell'iperuranio, scendono qui a giocare e poi risalgono. Salutami me stesso e tutto il puro essere!

giovedì 7 maggio 2015

Per il 750° anniversario della nascita di Dante (e per il mio 47° compleanno)

Si torna in scena! in occasione del 750° anniversario della nascita di Dante, declamerò canti scelti della Divina Commedia.

La Lectura Dantis si terrà nella splendida chiesa dei Santi Rufo e Carponio (Capua, corso Gran Priorato di Malta), a cura dell'Accademia Palasciania e dell'Associazione Ferdinando Palasciano, alle ore 18.30 di sabato 23 maggio 2015.

L'evento sarà a ingresso gratuito; ma chi lo desidera potrà versare un obolo a piacere, ciascuno in base alle proprie possibilità.

Il fine dell'evento, infatti, è raccogliere fondi per sostenere le spese relative alle celebrazioni del 200° anniversario della nascita di Ferdinando Palasciano, il medico eroe capuano alle origini della Croce Rossa.

Quindi vi preghiamo di portare quante più persone possibile!

(Per i miei amici: poiché il 750° compleanno di Dante coincide con il mio 47°, per quest'anno non fatemi regali di compleanno ma, piuttosto, venite alla Lectura Dantis e contribuite alla raccolta fondi!)

Grazie alate.

Marco Palasciano nella chiesa dei Santi Rufo e Carponio, Capua. Fotomontaggio.

domenica 3 maggio 2015

La rima «folle»/«estolle»

    Possibile che nessuno si sia accorto di come in un celebre paio di versi della Ginestra il poeta pare echeggiare apposta sia il Tasso sia il Parini? vedi rima baciata «folle»/«estolle» in chiusa di frase, già nella Liberata (combattimento di Tancredi e Clorinda) e nell'ode La gratitudine; né trovo in rete alcun che annoti ciò.
    Tasso:
... ne gode e insuperbisce. Oh nostra folle 
mente, ch'ogn'aura di fortuna estolle! 
    Parini:
... almo sapor, che a sé contrario il folle 
secol non gusta, e pur con laudi estolle. 
    Leopardi:
... che sé schernendo o gli altri, astuto o folle, 
fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

sabato 2 maggio 2015

Milano in fiamme e le formiche sulla scrivania

Le aspettavo; e sono tornate, oggi, le formiche. Sulla mia scrivania, intendo; a caccia di briciole di biscottini; e suppongo che ci zampetteranno da ora a fine estate, alcool o non alcool. Pazienza. Poc’anzi, anzi, ho buttato distrattamente, tornando dal cesso, il quaderno qui sopra, e subito dopo ho pensato: Ahimè, e se avessi schiacciato una povera formichina? con la sua scagliettina per fardello, che faticosa si trascina al nido?… Sono troppo buono, dolce e sensibile. Eppure, che pensieri aberranti ho avuti poche ora fa, innanzi al telegiornale! da inorridire, a udirli, e darmi del mostro, se uno non conoscesse il mio tenero cuore. Ecco, li ho appuntati sul quaderno di cui sopra:

Milano in fiamme. Ho visto ora, e sono sconvolto. Ma non nel senso che pensate voi. Certo, i vandali son bestie empie… ma l’energia esplosa, la coreografia degli scontri, la violenza spettacolare, le devastazioni e gli incendi, nel mio cuore avido di meraviglie suonano bellissimi, arrapanti, e nulla può la ragione: l’estetica della creazione e quella della distruzione sono perfettamente alla pari, cosí come alla direzione del tempo sono indifferenti le leggi della fisica. Bellissimo, in tale insensato senso, il disastro di Milano. Come un brigante sexy a mani sporche di sangue innocente, che ti guarda con occhi cattivi e celestiali, prima di… Che selvagge emozioni dà il Tg! E ora, brutti ontosi, lapidatemi.

Ma spero bene che il lettore di questo post, infine, conosca la differenza tra estetica ed etica.

giovedì 9 aprile 2015

La sinfonia perduta (e, per fortuna, ritrovata, sia pur 109 anni dopo) di Hans Rott

Più ascolto e riascolto la sinfonia perduta di Rott e più mi rendo conto del suo genio, immenso, e lì per giunta ancora in erba. Che cosa sarebbe accaduto alla storia della musica se Brahms non lo avesse stroncato sul nascere facendolo, di fatto, impazzire, e morire in manicomio? Non lo sapremo mai; intanto Mahler attinse a piene mani dalla partitura segreta, che sarebbe stata scoperta dal mondo solo un secolo dopo, nel 1989. Mahler non sarebbe stato Mahler senza Rott...

Parleremo anche di questo durante il festival Le 77 meraviglie dell'Ottocento palascianiano, ad autunno 2015; e di preciso nel corso della decima puntata, domenica 6 dicembre.

domenica 5 aprile 2015

L'incubo della Lampusa

Ah, ecco! il poderoso tema da sinfonia in sei note, al grave, che ho sognato nel finale dell'incubo della Lampusa (24 marzo 2015), non l'ho mica inventato io in sogno: l'avevo sentito nella Sinfonia n. 1 (1924) di Richard Wetz, e la mia mente l'ha ripescato poi per l'occasione. Lo si può  ascoltare ripetuto più volte tra il punto 18'45" e il punto 19'25" [in una registrazione nonsoquale, che era in YouTube e che ora non c'è più; aggiornamento del 27 novembre 2018].

Quanto alla Lampusa, era un mostro femmina seduto in una fontana presso cui ero costretto a passare (il sogno era una sorta di action game); e nemmeno quella l'ha inventata il mio inconscio, giacché, cerca cerca, un'antica Lampusa l'ho pescata, nella mitologia greca: era una delle Sibille, figlia dell'indovino Calcante, e operava nei pressi di Colòfone; ond'era detta Sibilla Colofonia. Però un mostro non era; si vede che l'ho fusa alla Medusa... anzi, no! il prof. Ventre mi ha appena ricordato, l'avevo rimosso, il nome di un altro mostro di tal risma: l'Empusa!

Giacomo Bosio, La trionfante e gloriosa croce, 1610, pag. 420.

venerdì 3 aprile 2015

Pesci d'aprile del 2015

Ecco tutti i miei Pesci via telefono e via Facebook del 1° aprile 2015, in ordine cronologico. Sostituisco qui con lettere asteriscate, prese in ordine alfabetico, i nomi degli interlocutori e delle persone citate. Dove non siano indispensabili all'economia del racconto, ometto le risposte degli interlocutori, o qualche loro parte. Aggiungo invece, in corsivo, le necessarie annotazioni delucidatorie, o come paratesto o come chiose interne, a uso di voi gentili lettori. Che in fondo al post troverete i link ai resoconti dei miei Pesci degli anni scorsi.


1. L'AMICO PROBLEMATICO

Approfittando del fatto che A*, un mio amico ultimamente un po' problematico, la sera prima non ha accettato un mio regalo di compleanno (del che ho scritto a B*: «A* ha rifiutato il regalo»), al commento di B* della mattina dopo («Mi dispiace») rispondo:

— E ora mi ha telefonato urlando come un pazzo! dice che io e tutti gli stronzi che mi stanno intorno devono crepare, e ha nominato te per primo: ha detto che la prossima volta che ci incontra per strada ci deve far fare capa e capa tutti e due, tipo piatti da orchestra, e poi prenderci a calci nel culo!
— Ah ah ah! [...]
— Nooooo! ti giuro! ha pure detto che deve uccidere C* [nostra amica farmacista] perché sicuramente quando pranzavamo da lei gli metteva nelle pietanze del veleno per farlo impazzire! e mi sa che c'è riuscita!
— [...]
— E ha pure detto che deve bruciare tutte le opere di D* [artista, consorte di C*]!       
— Oh, no! [...]

Della minaccia di A* di uccidere C*, scrivo anche a D*, chiedendogli infine di...

— [...] non dirle nulla.
— [...]
— Nooooo! ti giuro! ha pure detto che deve bruciare tutte le tue opere!   
— Mah... la coincidenza del Primo aprile mi puzza... cmq, nel caso fosse vero vado alla polizia.
— Ci sono già io alla polizia, non volevo dirtelo! sto sporgendo denuncia contro ignoti (ma è stato sicuramente lui) perché stanotte la mia auto è stata fatta a pezzi con una spranga di ferro e qualcuno ha anche pisciato sulle ruote, dopo averle naturalmente dilaniate, non so se con un coltello o a morsi.
— Povero A*...

Scrivo inoltre a E*, che pure conosce A*:

— Ti prego, puoi accompagnarmi dalla polizia? devo sporgere denuncia contro ignoti (ma è stato sicuramente A*): stanotte la mia auto è stata fatta a pezzi [ecc. come sopra].


2. GLI EFFETTI DELLA DROGA

E già che ci siamo, facendo copia e incolla invio a F*, che lavora in un centro di recupero dei tossicodipendenti, lo stesso sms di poc'anzi, ma sostituendo il nome di A* con quello di G*, nostro amico strafattone. Qualche ora più tardi, F* mi scriverà in Facebook:

— Marco, che è successo?... la macchina... fammi capire.

Al che risponderò, facendo confusione con il Pesce n. 7:

— Niente, è rimasta schiacciata dalle macerie per il crollo di quattro balconi del palazzo...


3. IN PARTENZA PER L'AUSTRALIA

Dico a H* che I*, col quale sto al telefono, sta per trasferirsi in Australia, essendo stato assunto da una ditta di import-export di canguri; e glielo passo, così che possano salutarsi.


4. IN PARTENZA PER NEW YORK

Scrivo a una trentina di amici:

— Sabato a Teano festa a sorpresa per J* che è stato assunto a New York come vicedirettore della galleria d'arte Weckegramp & Schön! K* a breve ci darà maggiori informazioni; intanto, voi ci stareste? chi vuol fare una bella torta a forma di tela con tagli alla Fontana?

Forse non rendendosi conto che «Weckegramp & Schön» si pronuncia in modo molto simile a «Ve', che gran pescion!», così mi risponde la gentile L*:

— La posso far fare al pasticciere e poi dividiamo.
— L'importante è che sia senza latte, senza zucchero e senza glutine perché J* è vegano, diabetico e celiaco.
— Fammi sapere.
— OK, grazie. Ancora non siamo sicuri cmq, perché il nonno della fidanzata di J* [che non è fidanzato] pare che sia in fin di vita.
— OK. Ma è impossibile senza questi ingredienti. Lasciamo stare la torta.
— Magari allora un rustico a forma di Fontana di Duchamp...

Intanto il buon M* si duole di non poterci essere:

— Sabato sto nel convento ad Assisi [è vero].
— Peccato, ci sarà anche un orso ammaestrato.

Due giorni dopo, mi scriverà la gentile N* in Facebook:

— Ciao Marco, mi piacerebbe molto venire alla festa per J*. Fammi sapere i dettagli! Per la torta non credo di aver tempo. Periodo incasinatissimo!


5. IL TERREMOTO DI LISBONA

Chi invece non ci casca è O*, fidanzata di K*, l'amico di J* che avrebbe dovuto organizzarne la festa a sorpresa:

— Beh, sgamato... K* è con me a Lisbona sabato...
— Impossibile, è lui che mi ha chiamato per farmi iniziare a diramare gli inviti!

Più tardi scrivo sia a K* sia a O*:

— Santi numi! hai saputo? a Lisbona c'è stato un terremoto spaventoso! e voi che volevate andarci...

Un terremoto spaventoso effettivamente a Lisbona c'è stato, ma nel 1755; e naturalmente era proprio a quello che mi riferivo.


6. MASTURBAZIONE COMPULSIVA

Scrivo in Facebook:

Lo sapevate? Per motivi a tutt'oggi poco chiari alla scienza medica, una cospicua percentuale di grandi pianisti si ammala, nel corso della propria carriera, di masturbazione compulsiva, dalla quale non riescono a sostare neanche per il tempo necessario a eseguire una semplice sonata. Tant'è vero che diversi compositori hanno loro dedicato, dimostrando ammirevole comprensione umana, interi concerti per la sola mano sinistra; celeberrimo quello di Ravel. Quest'oggi ve ne propongo uno di Sergei Bortkiewicz (1877-1952).


7. LE DISGRAZIE NON VENGONO MAI DA SOLE

Giacché mi telefona al fisso, da fuori città, la cara P*, le racconto...

... che stamattina sono crollati, uno sull'altro, quattro balconi del condominio in cui abito; che la signora Q*, figlia di una mia carissima amica, era affacciata, è rimasta travolta, e ora è in ospedale gravissima; che la mia auto, parcheggiata come al solito sotto uno di quei balconi, è rimasta schiacciata e distrutta sotto le macerie; che ora sto aspettando, e saranno qui a minuti, dei periti per la perizia dei balconi superstiti; che l'amministratore R* intanto si è reso irreperibile, essendo incriminabile; che, comunque sia, il danno è derivato dall'indebolimento strutturale dell'edificio, a sua volta causato dalle vibrazioni della vicina stazione ferroviaria, per un effetto cumulativo, e di tipo alquanto singolare, identificato e analizzato per la prima volta in Giappone non molto tempo fa, dovuto alla conformazione del particolare tipo di terreno su cui l'edificio è stato edificato nei primi anni '70...

A questo punto mi chiama il dottor S* via smartphone, e colgo la palla al balzo per alimentar la palla, dicendo a P* che a chiamarmi è la figlia della signora Q*, e speriamo che non sia morta, e interrompo la telefonata dicendole che la richiamerò dopo, per rispondere a S*; dopodiché, richiamo P* come promesso, e le dico...

... che la signora Q* purtroppo, come temevo, è morta; che vorrei sùbito raggiungere la figlia, in lacrime, devastata, all'ospedale; ma sono senz'auto, ovviamente; no, non posso rivolgermi a nessun amico per farmi accompagnare, perché ieri, dico, ho litigato con tutti quanti, per fatti complicati; inoltre, non so se sia il caso di lasciare zia T* da sola a interagire coi periti, visto che proprio oggi ho scoperto che negli ultimi giorni, in cui sono stato indaffarato più del solito e ho trascurato di controllarle le medicine, ha smesso di prenderle, tutte quante, con grave danno neurologico ecc., ed è impazzita: infatti l'ho trovata a parlare con la gabbietta vuota che teniamo riposta in alto su un mobile della cucina, giusto stamani, poco prima del crollo dei balconi, e le ho detto: «Ma che stai facendo?»; «Parlo col canarino»; «Santi numi, ma il canarino è morto negli anni Ottanta!»... ah, per giunta sempre oggi ho scoperto che la signora U*, passata per casa l'altro giorno, ci ha rubato circa 700 euro che tenevamo in un cassetto...

E P*, candidamente, si è bevuta tutto, tutto!, vi giuro... finché non le ho detto che «è assurdo che sia capitato tutto in un sol giorno! ma che giorno mai sarà? sarà una data particolare?». Ma ci sono buoni motivi perché ella, pur essendo tutt'altro che una sciocca, e giuro pure questo, mi abbia prestato così tanta fede: a lei, nel suo palazzo, càpita ogni giorno di assistere a un gran proliferare di storiacce verissime, tra crolli di murature, amministratori in fuga, pazzie e tragedie varie; e sul posto di lavoro, pure assiste a continue manifestazioni del demone della follia che tara e tarla l'umano spirito, in certe situazioni e luoghi più che in altri. Infine, P* mi ha perdonato... diversamente da un'altra amica, V*, che, ahimè, non mi volle parlare per un anno, dopo un Pescione tremendo che le feci; e da allora non gliene ho fatti più.


8. SALUTI DA PRAGA

Come ultimo Pesce, scrivo a W*, al cui negozio il giorno prima dovevo ritirare delle fotocopie ma ho fatto tardi:

Ahimè, perdonatemi se non ho ancor ritirato le fotocopie! ieri sera son dovuto partire improvvisamente per Praga, per sostituire un amico poeta a un convegno. Un saluto dall'Università Carolina, ci vediamo la settimana prossima, tanti auguri di buone feste pasquali!

W* ci crede. Ma, il giorno dopo, mi vede presentarmi al negozio come niente fosse...


POST SUI PESCI D'APRILE DEGLI ANNI SCORSI


2012

2010

2007-2009

mercoledì 1 aprile 2015

Da una mostra di Valeria de Rienzo

Il mio saluto nel libro degli ospiti.
Tra il 27 e il 29 marzo 2015 si è tenuta a Villa Maria Cristina Turmient, una mostra di Valeria de Rienzo, con opere pittoriche per la maggior parte dedicate a figure di dormienti. Sono andato a vederle, memore della suggestività delle Pezze viste a Sant'Agata de' Goti l'anno scorso, esplosioni di fantasia onirica e fiabesca costruite a partire da vecchie pezze, appunto, usate per pulire i pennelli. E suggestioni pur qui alla mostra di Caserta ve ne sono state di corpose, con tutti questi corpi abbandonati in quella che è una delle due attitudini principali dell'essere umano: la giacenza, lontan da sé e dal mondo (l'altra è l'immersione nel mondo, ovviamente, e l'individuazione di sé sullo sfondo di esso tramite l'azione). Ecco alcuni di quei dipinti, alcuni realizzati su normali tele, altri su materiali diversi, come a esempio i cartoni, quelli stessi che i senzatetto sogliono usare come spazi abitativi minimali; e a dare un tocco d'azione c'è anche il curioso, ironico dipinto-installazione d'un piede che si appresta a schiacciar tipo martello una formica, né manca a pendere su di essa una incudine su misura, per completare il popolare detto. Se vi verrà voglia di conoscere meglio e contattare l'artista, ecco: vedasi qui. Inoltre qui vi è un video su Turmient realizzato da una gentile visitatrice.

Tensione.

Coppia velata.

Campeggio.

Rosa.

Famiglia.

Teresa.

Senza titolo.

Casa.
 
Chitarra.

venerdì 20 marzo 2015

«E sua nazion sarà tra feltro e feltro» (Inf I 105)

A voi pauci sed electi seguaci di quest'umile blog felice primavera! nell'allegata foto eccomi, per la prima volta con indosso il vecchio cappello di feltro di famiglia, alle prese con la venticinquesima versione (contando solo quelle stampate) della canzonetta in 222 endecasillabi per la più parte rolliani e dattilici De melanchōliæ remēdiis. Luogo: cortile della facoltà di economia, Capua, Italia. Tempo: 20 marzo 2015, ore 13.42. Foto di Roberto Alvino. Sulla lunga elaborazione della poesia suddetta vedi qui. Quanto al feltro, vale a dire il cappello, era in casa almeno dagli anni '70.

giovedì 19 marzo 2015

Descrizione sommaria della Ruota assiologica palascianiana

Mentre prosegue in tutta euforia, eudemonìa, pandemonio maniacale e panstilismo stilosissimo l'elaborazione della poesia più elaborata della mia vita di poeta (la canzonetta De melanchōliæ remēdiis, giunta ormai alla ventiquattresima versione e al trentatreesimo giorno di continuo lima lima e sega sega; vedi post precedente), ogni tanto m'esce spontanea qualche poesia minore, scritta in fretta e semplicetta; ed ecco una di queste fresca fresca, di serata, accessoria alla didattica filosofica; vedi, nello specifico, la voce della Palascianopedìa relativa alla Ruota in questione.


DESCRIZIONE SOMMARIA
DELLA RUOTA ASSIOLOGICA
PALASCIANIANA

10 QUARTINE ABBA DI ENDECASILLABI

Sette cose ci rendono felici.
Altre sette ci rendono infelici.
Altre due posson renderci infelici
o, a seconda dell’uso, anche felici.

Queste due sono TECNICA e MAGIA.
L’una a destra, sull’arco Razionale.
L’altra a sinistra, sull’Irrazionale.
Archi complementari in simmetria.

Se dall’orizzontale al verticale
passiamo, altri due archi l’uno opposto
vediamo all’altro. In alto trova posto
il Bene. In basso trova posto il Male.

L’ORDINE è al sommo, e con FILANTROPIA
fa un tutt’uno, alla cui sinistra sta
l’EROS, insieme all’AFFETTIVITÀ;
tutto questo è anche agàpe, amor, filía

come lo è, sulla destra, la CULTURA,
in uno con la COMUNICAZIONE.
FILOSOFIA sotto di ciò si pone.
E sotto d’essa sta la SCIENZA pura.

Ad Eros e affettività, a sinistra,
sottostà l’ARTE. E sotto d’essa è il GIOCO.
Queste le sette cose che non poco
ci fan felici, e il sol Bene amministra.

Il sol Male amministra le altre sette,
specchio nero alle prime. E son: MERCATO
piú POLITICA, unico mostro alato;
BUROCRAZIA, piú giú, senz’ali o alette,

pure a destra; a sinistra: RELIGIONE;
sotto, il TROGOLO; e, un poco piú bestiale,
la SELVA, che sul lato Irrazionale
dà inizio agli imi mali; REPRESSIONE

dà loro inizio a destra; e piú violenza
che nei due campi attigui, infine, include
il CRIMINE, o che uccida a mani nude
o intessa frodi. E chiusa è la sequenza.

Al centro della Ruota si può porre
l’Uomo integrale, che ogni virtú e vizio
conosce, e d’une e d’altri fa esercizio
a seconda del sogno che rincorre.

sabato 28 febbraio 2015

Sul lavoro del poeta e sulla ricerca di un aggettivo per i ragazzi atletici dal torso peloso

Chi non ne è dentro non può capire che significhi comporre alta letteratura!

Sì, è difficile.

Siamo già alla nona versione, contando solo le correzioni in cartaceo, del poemetto iniziato due settimane fa, De melanchōliæ remēdiis. A ogni versione emergono nuovi, numerosi, brulicosi problemi eufonici, lessicali, stilistici, etici ecc.

Versi che parevano definitivamente fissati si svelano ancora fluidissimi sotto la crosta. Intanto dai 42 della prima versione siamo arrivati ai 154 di adesso, e per fortuna almeno quanto a lunghezza ci siamo stabilizzati. In questa intelaiatura pergolesiosa di endecasillabi a minore per lo più rolliani e dattilici c’è tutto quello che doveva esserci. La sinfonia ha la sua architettura, la sua sostanza, la sua coerenza...

[Nota futura: tra il 14 e il 16 marzo i versi saliranno a 200; il 19 marzo saliranno a 222, e così via; l'8 aprile a 250, e sarà la quarantaseiesima versione. Butterò infine tutto, ritenendolo roba impubblicabile.]

Per il resto, neuroni a andar sù e giù come operai sulle impalcature, è un tormento continuo, e insieme una esaltazione fibrillante, che m’agita e vivifica lunghe ore, lungo il giorno intero e da un giorno all’altro, tra ansia di finire e godimento di attività infinita.

Poc’anzi, per dirn’una, dopo una selva di tentativi di soluzione qual più dianoico qual più noetico, m’è fiorito sul foglio un neologismo da brivido, lutrìneo, cioè relativo alle lontre*, utile a descrivere i torsi pelosi dei ragazzi di corporatura atletica o astenica. Parola che sa un po’ di lurco, un po’ di tricotico e un po’ di apollineo. ursino non sarebbe andato bene, ché val solo per chi ha corporatura picnica.*

In tutto ciò non posso fare a meno di pensare a tutti quei giovani e men giovani poeti, lutrìnei o latrìnei che siano, che buttano giù una versione sola e non la correggono neanche mezza volta!, devoti al feticcio di non so qual «libertà», semantica vuotaggine di cui tanti si empiono la bocca e i gabbianeschi cuori. Ma come si fa, come si fa?

Con che coraggio vengon poi a domandarmi, uno al mese, che cosa io pensi della loro arte?

È poi così difficile capire quanto sia rara la perfezione a prima botta, e che essa può riguardare magari un verso, al limite una strofa, ma quasi mai una poesia intera, e men che mai un intero libro?

Sì, è difficile.

martedì 17 febbraio 2015

Se il tempo fosse un gambero

Appena letto dell’esperimento di Kater Murch et alii che parrebbe aver provato che a livello microscopico esistono fenomeni di inversione della direzione del tempo, son corso a domandare a un amico scienziato:
Sai, vivo nel terrore che la cacca risalga dagli oceani, percorra le fognature, rientri nelle nostre case, riemerga dai nostri water e si reintroduca nei nostri corpi... ma trattandosi qui di eventi macroscopici non accadrà mai, vero? vero? Oo
 (Vedi qui o, in caso si abbiano difficoltà anglofonologiche, qui.)

Letto l’articolo, l’amico prof commenta:
Come al solito la press release è completamente deformata. Loro hanno solo testato due metodi di calcolo che dànno risultati contrastanti... bisogna capire dov’è l’inghippo prima di mandare a quel paese la causalità. 
 Cavàtene or buon pro, se ciò interèssavi.

sabato 14 febbraio 2015

Richiesta di una laurea honoris causa

L’universo dell’università
mi si schiuse come un teatro magico
dove convive il comico col tragico
e la finzione con la verità.

Dopo qualche anno ne fuggii lasciando
incompiuto il mosaico degli esami,
non per aver subíto torti infami,
ma per lo stress; né so se torno, e quando.

A novembre, quest’anno, ahimè scadranno
gli ott’anni al cui scader tutti dissolti
i vecchi esami son, sian pochi o molti;
o no, se in tempo nuovi esam si dànno.

Che far? pagare delle tasse il cumulo,
affannarsi, un esame abborracciare
per lo studente in me resuscitare?
o lasciar stare, e un sasso por sul tumulo?

Già morta infatti è in me l’idea di laurea,
tanto già ognun mi crede professore;
ma l’accetto, se per causa d’onore
me la date; e le fo cornice aurea.

Se non a me, a chi darla? poche scuse;
al curriculum mio date uno sguardo:
nel ciel dell’arte come un sole io ardo
che ha nove raggi, e son le stesse Muse.

giovedì 12 febbraio 2015

Nel XVI anniversario della fondazione dell'Accademia Palasciania

Oggi, 12 febbraio 2015, son sedici anni giusti dall'avvio delle attività dell'Accademia Palasciania. Quel giorno del 1999 si tenne un volantinaggio, annunciante una raccolta firme pro salvaguardia di un sito archeologico minacciato da un cantiere (vedi articolo TAV a Capua: tutta la storia), e nel contempo io fui radiointervistato in Rai da Oliviero Beha. Di lì a un mese e dodici giorni fioriva il primo evento, il convegno Le opere archeologiche emerse nel territorio di Capua e il progetto TAV: commenti e controproposte.

Seguirono il convegno in tre giornate Miraggi del progresso e città sepolte e poi, negli anni, tre laboratori teatrali sperimentali, tre collaborazioni al festival leopardiano napoletano, le quattro edizioni del festival musicale Toccata e fuga, quattro edizioni locali dell’evento mondiale One Hundred Thousand Poets for Change, le finora sei stagioni di lezioni-spettacolo sulla filosofia palascianiana, tante lecturæ Dantis e altri reading, la prima presentazione di Moresco in Campania, e altro ancora.

La celebrazione del XVI anniversario della fondazione dell'«accademia meno accademica del mondo» si terrà stasera nel Palascianèum con una cena condita, visto che è pure Giovedì Grasso, dalla declamazione di alcuni miei canti carnascialeschi o meglio «filastrocche cretine di prima mattina», sovrana su tutte la sesquipedale Tragedia cretina del principe Smerdi da inviar domattina al Maestro G. Verdi. Se non siete stati invitati e ciò vi duole, telefonatemi, protestate le vostre ragioni e vedremo magari di riservarvi un posto in aula magna-magna.

martedì 10 febbraio 2015

Tragedia cretina del principe Smerdi da inviar domattina al Maestro G. Verdi

Nello scomparto basso del mio incubatore di pensieri da molt’anni ricorreva, per la sua risonanza crasso-comica, il nome di Smerdi. Finalmente mi sono risolto ad approfondire la sua storia (vedi anche Ciro II, Cambise II, Dario I e Istaspe) quanto bastava per dedicarle l’ennesima «filastrocca cretina di prima mattina»; dove ben evidenti, a meno che siate bestie ignoranti (detto relativamente), suoneranno alle vostre orecchie i narrèmi che dall’Amleto di Shakespeare ho mutuati e all’impronta ho qui rimontati (nelle parti I e III). Del pari spero che vi siano note, riguardo alle citazioni di striscio, la lirica di Guglielmo IX d’Aquitania Farai un vers pos mi sonelh (dove infine si vuol far fuori un gatto) e il sonetto del Tasso Alle gatte dello spedale di Sant’Anna (dove queste son dette sue «lucerne»); le figure dei Cureti (mitici fracassoni), di Gianni Schicchi (da cui il sospetto che Cambise abbia falsificato il testamento del re) e di Euridice (da cui il timore che il re possa tornare dall’oltretomba); e cosa siano una Uosm («Unità operativa salute mentale»), il rosa Tièpolo (che al plurale osa diventarmi «rosa Tièpoli») e il gioco dell’oca (qui simbolo del gioco universale). Pasargade era, al tempo di Smerdi, la capitale della Persia. E ora che non vi manca nessun dato, correre il testo sarà ufficio grato. Ah: rièdemi vale mi torna, spresse vale spremute; in napoletano pe’ ttramente vuol dire intanto, in tedesco gattino diventa Katzi (sí, si pronuncia Cazzi); e in verità la giusta accentazione della parola tralice è tralíce. Ma certo scuserete la licenza; come pure i frequenti anacronismi e anatopismi, nonché l’assenza delle due figlie femmine di Ciro II e Cassandane: Atossa, e colei di cui Eròdoto tace il nome. Temo che invece troverete inscusabili e la puerile trivialità, squillante qui e là, e la trislunga sesquipedalità di questa poesia minore che è la mia maggiore: trecento versi, e dei piú brutti ch’io abbia scritti mai.


Incisione di William Caxton da un’edizione del 1480
del trecentesco Polychronicon di Ranulf Higden.


TRAGEDIA CRETINA 
DEL PRINCIPE SMERDI 
DA INVIAR DOMATTINA
AL MAESTRO G. VERDI 

75 QUARTINE ABAB DI QUINARI



I

C’era una volta
Smerdi di Persia.
Resta irrisolta
la controversia

su quanto il misero
soffrisse, e come,
da che gli misero
un tale nome.

Immaginate
le battutine,
le malcelate
risa… un dí, infine,

non ne può piú:
«Ascolta, madre.
Del nom che tu
e il mio empio padre

m’avete messo
non ti perdóno…»
«Figlio, e che è, adesso?
per me un tal suono

è il piú ämabile;
non ti comprendo».
Lo psicolabile
ringhia, fremendo:

«Ma se anche un peto
suona men rude!»
E, come Amleto
fece a Gertrude,

di Cassandane
lui serra il polso:
«Di amar quel cane,
quell’ebbro e bolso

re di ritagli e
pezze, come hai
cuore?» «Aridaje.
Ma ’un prendi mai

le benedette
ch’Uosm ti prescrisse
tue pillolette
anti-idee fisse?»

Istaspe, analogo
qui di Polonio,
origlia il dialogo.
«Pazzo demonio!»,

fa; «guardie, orsú:
Smerdi si pigli,
ché scenda a piú
miti consigli».

Smerdi la tenda
sforacchia: «È d’uopo
che il cuor si fenda
del vecchio topo».

Cadde trafitto
Istaspe, misero,
e un urlo afflitto
le guardie emisero.



II

Quando re Ciro
seppe di ciò,
rise: «Ti ammiro,
Smerdi, e ti do

da governare
le terre a oriente.
Da guerreggiare
ho, pe’ ttramente,

coi Massageti,
che fanno chiasso
piú dei Cureti;
vado e li scasso».

Volse la testa a-
ll’altro figliuolo:
«Tu a casa resta.
E ’un lasciar solo

il gatto regio, eh;
màmmeta, ’u ssaje,
non l’ha in gran pregio; e
nun se sa maje…»

Cambise stesso i-
nfin, pur lui matto,
buttò nel cesso i-
l misero gatto

su suggestione
della perversa
vecchia canzone
Farai un vers. (Ah:

Istaspe è, intanto,
solo ferito;
poi è in arme accanto
al re, guarito.

Ciò va annotato,
o l’invenzione
al reale dato
troppo si oppone.)



III

Muore il re in guerra.
Cambise eredita
il trono, afferra
un teschio e medita:

«Se adesso rièdemi
Smerdi a palazzo,
e unico erede mi
vede, fa il pazzo.

Gli egri suoi sogni
con lui far fuori
credo bisogni.
Deciso. Muori.

Ma se alle esequie
del babbo aggiungo
le sue, avrò requie?
no, perché a lungo

si lagnerebbe
mammà: “Caino
del tuo non ebbe
cuor piú ferino”.

Ecco: la gente
creder dovría
che egli in oriente
vivo ancor sia…»

«Su che lambicchi?»,
la madre dice;
«su Gianni Schicchi?
su Orfeo e Euridice?

dal testamento
dubbi non sorgono,
né da Ade sento
che ombre risorgono».

«No, penso al regno,
del quale dubito
d’essere io degno».
Ma ecco: d’un súbito,

lí, sul piú bello,
sfonda le porte
quei cui il fratello
in cuor suo morte

di dar promise: «Ah!
sono venuto,
caro Cambise, a-
ppena ho saputo;

piú aria non pompo;
le gambe ho incerte e
l’alma. Se irrompo
come Laerte

devi scusarmi;
scusa se reco
in man le armi
e ho il viso bieco».

«Ma no», fa scaltro
Cambise, al petto
stringendo l’altro;
«le entrate a effetto

sono il tuo forte…
ma, di’, sei solo?»
«Sí: la mia corte
ha preso il volo

dal dí che chiesi
a tutti quanti
di star distesi
a me davanti

sí ch’io potessi
usarli al modo
ch’úsansi i cessi,
atto onde godo».

«Sarai, Smerdino,
stanco del viaggio:
bevi del vino».
E il beveraggio

tosto gli porge
avvelenato.
Di ciò s’accorge
la madre, a lato;

lo guarda in tràlice,
gli indugi scioglie
e lesta il calice
di man gli toglie:

«Secca è la gola
di mamma vostra»;
e se lo scola.
Cosí dimostra

di quanto amore
può esser capace
un genitore;
e muore in pace.

Smerdi, a vederla e-
stinta, vien meno o
quasi. «Una perla è
qui di veleno!»,

grida; al fratello
dà di spadone; e
muore in duello.
«Troppo coglione»,

ghigna colui
che lo infilzò
e i tempi bui
cosí avviò.



IV

Regnò Cambise
sopra i persiani
finché ’un si mise
pensieri strani

nella testona
incoronata:
«Ogni persona
sia qui adunata…»

Ebbe a pretendere
che ognun si andasse
nudo a distendere
sotto le grasse

sue chiappe, spresse
nel defecare,
e si facesse
tutto smerdare.

(Chissà da dove
preso ha l’idea.)
La merda piove;
l’empio si bea.

Piange il suo popolo:
«Perché ci smerdi?»
Ma un capopopolo
sorge: «Io son Smerdi;

torno per mettere
’ncoppa a lu trono
me al posto (he ’a ammettere
ca nun si’ bbuono)

di re Cambise,
che in tale indegno
stato vi mise».
«Tuo sia il suo regno!»,

dànno di fiato
tutti i persiani;
Cambise è dato
in pasto ai cani;

lo pseudo-Smerdi
re è incoronato.
«Sire, rinverdi-
sci il nostro stato».



V

E Pasargade
d’un verde caldo
tinge, e con giade
orna, e smeraldo,

l’illusionista
che Smerdi finge
sé all’altrui vista.
Come ben tinge

l’architettura
di archi, castelli,
ponti e alte mura
d’oro e pastelli

verdi, Oropaste!
Pur se diritto
non ha, ha idee vaste.
Ma è alfin sconfitto

da chi Persèpoli
fa capitale
e in rosa Tièpoli
tinge e in blu opale:

Darïo, figlio
di Istaspe. Ucciso
presto è il simiglio
di Smerdi, e irriso:

mago era Oro-
paste e cosí,
a suo disdoro,
si istituí

la festa della
Morte del Mago.
«La cagarella
ho, dunque cago»,

dice il poeta
a questo punto.
Alla sua meta
eccolo giunto:

narrar di Smerdi
mentre si smerda.
«Musichi or Verdi
pur questa merda,

come ha già musi-
cato libretti
tanto piú astrusi
quanto piú inetti!

ma chi è che adesso, uh!,
mi gratta l’ano?»
Sbuca dal cesso u-
n gatto persiano:

«Io, che ero il micio
del re». «Ah! e come…?
quale artificio…?»
«Magia del nome.

Chi Smerdi invoca
mentre si smerda
fa sí che l’oca
al giuoco perda

e il gatto, i secoli
saltando, vinca».
(Pur lei trasecoli
e si convinca,

caro Maestro
Giuseppe Verdi:
tiri fuor l’estro,
faccia lo Smerdi.)

«Gatto, lucerna
mia, e tu non hai
nome? squaderna».
«Katzi». «Nooo! dài!»

6-9 febbraio 2015