sabato 2 agosto 2014

Che senso ha dire «l'omosessualità è contro natura»?

Nel gruppo di facebook Filosofi casertani moderni*, nato in opposizione al gruppo Filosofi casertani* (quest'ultimo dichiaratamente anti-illuminista), il gentile Nicola Legatore ha riportato un suo dialogo con un «filosofo casertano classico», svoltosi sulla bacheca del secondo gruppo:
— Ma perché questo vostro accanimento contro gli omosessuali? cosa c'entra con la filosofia?
— Quale argomento non appartiene alla filosofia, visto che questo tema rientra nell'etica?
— Non ha risposto alla mia domanda: il senso di essa non era «Perché parlarne?», bensì «Perché parlarne male?»; e mi stupisco che non si sia inteso.
— Nessun accanimento, sta di fatto che l'omosessualità è contro natura. Ma non basta un post per affrontare seriamente la questione.
Legatore domandava infine ai lettori del primo gruppo se valesse la pena controbattere all'ultima battuta. Gli ho risposto col serissimo post che qui segue, e che ho poi riportato direttamente al «filosofo casertano classico» suddetto (con qualche lieve modifica).


Una risposta impeccabile dovrebbe partire, ovviamente, dal considerare che la dicotomia naturale/innaturale è insensata, se vogliamo andare oltre la visione superficiale dell'uomo della strada (strada delle dòxai*).

(Un nido scavato da formiche è natura o tecnica? Ecc. Lo stesso nostro corpo è una macchina [come tutto ciò che appartiene al mondo materiale, mondo fondato su leggi meccaniche], pur se la sua realizzazione non è esattamente conseguenza di un progetto prefissato [vedi evoluzione della placenta nei primi mammiferi a causa del retrovirus HERV-W*: altro che telos divino e creazionismo biblico] ma di un gioco creativo euristico,
● in parte meccanico [vedi il Game of Life* di John Conway] e quindi “naturale” [se intendiamo per “naturale” tutto ciò che si crea senza una volontà creatrice]

● in parte volontario [vedi teoria centrale della metafisica palascianiana e simili: il mondo materiale {mondo di statuto ontologico inferiore a quello del cosiddetto iperuranio; ma qui il discorso si complica troppo: rimando alle mie lezioni*} come teatro immaginario allestito dalle anime per giocare a incarnarsi] e quindi “tecnico”.
Ecc.)

Ma, quand'anche volessimo semplificare la lectura mundi e forzarla a un discrimine tra naturale e innaturale, non si potrebbe mai sovrapporre a un tale bipolo il bipolo etico (bene/male), né in un senso né nell'altro. Cioè non si potrà mai dire categoricamente che il naturale sia bene e l'innaturale sia male, né che il naturale sia male (Leopardi) e l'innaturale sia bene. Difatti il bipolo naturale/innaturale e il bipolo etico sarebbero perpendicolari e formerebbero una matrice combinatoria a quattro settori (ecco altrettanti banali esempi:
● naturale + bene = piaceri dei sensi,
● naturale + male = pestilenze,
● innaturale + bene = occhiali,
● innaturale + male = strumenti di tortura).
Insomma, è completamente irrilevante se l'omosessualità sia naturale o innaturale, e nel suo argomentare in proposito il «filosofo casertano classico» di cui sopra è completamente in errore. A questo punto è legittimo ipotizzare che la sua avversione nei confronti dell'omosessualità non abbia una base razionale ma irrazionale. In ogni caso, sta di fatto che la frase «sta di fatto che l'omosessualità è contro natura», unita a «questo tema rientra nell'etica», risulta di una fallacia e di una povertà concettuale imperdonabili, tanto più se pronunciata da un filosofo.

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