Coccodrillo con in bocca un piviere egiziano che ne pulisce i denti. |
A Castiglione
delle Stiviere
un coccodrillo
disse a un piviere:
«Non c’è ragione
di ritenere
ch’io meno arzillo
sia del leone:
saggia il birillo».
Rispose al rettile
l’uccel simbiotico:
«Becco non metto
sul tuo micotico
organo erettile
(ch’è, per erotico
sogno, già eretto)».
«Le zampe mettile,
almen». «No, è infetto».
Pianse e andò via
l’altro. Ma or certo
dirà il lettore:
«Mi dà sconcerto
questa poesia;
sono un esperto,
un professore
di biologia…»
«Oh, quale onore!»
«Mi corre, ebbene,
l’obbligo, qua,
di dir che il cocco-
drillo non ha
un solo pene
ma due, si sa,
poeta sciocco».
«M’apro le vene:
niuna ne imbrocco».
Piange il poeta,
come piangea
già il coccodrillo
per la sua rea
brama. Allor lieta
Ate, empia dea,
schiude il fetillo
e a lungo peta:
degno sigillo…
Ma a vol radente,
colpo di scena,
grida il piviere:
«Mi fate pena,
voi due! demente
è il prof; si svena
invan l’artiere.
Certo, il serpente
solito è avere
un par di cazzi;
idem i sauri;
ma le testuggini
e gli arcosauri
uno, ragazzi».
Ridono i lauri
al poeta; e i muggini
al prof, che ai pazzi
va, tutto ruggini.
A conclusione
(di quelle vere)
il coccodrí
disse al piviere:
«Qui a Castiglione
delle Stiviere
c’è un OPG…»
E il prof cialtrone
lí alfin finí.
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