Una sinfonia deve essere un mondo.
Gustav Mahler
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Mahler nel 1881. |
Il 18 maggio 1911 – all'età di cinquant'anni, nove mesi e undici giorni – si svincolava dal proprio supporto materiale, nel sanatorio Löw, a Vienna,
Gustav Mahler: il mio genio preferito nel campo della composizione per grande orchestra, autore principalmente d'un insieme di nove sinfonie e mezza che rappresenta l'estremo monumento della musica occidentale d'impianto tonale (quella che nasce con gli antichi greci, a dirla in breve, e “muore” con Schönberg).
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Mahler nel 1910.
Qui un sito su di lui. |
Scopersi Mahler da adolescente; da sùbito venerai la sua opera; e nel 1987 dedicai alle atmosfere della sua
Sinfonia n. 9 un'elegietta in endecasillabi e settenari,
Andante comodo. Ero diciannovenne, e avevo intrapreso l'esercizio assiduo dell'arte poetica da appena un anno: perciò questa poesia è piuttosto brutta. Ma, non avendo io altro di pertinente nel mio
corpus, a debita celebrazione del centenario mahleriano eccola riportata qui di séguito, nella versione definitiva del 1994.
ANDANTE COMODO
Vivido fiore di ritmate lacrime
ingemmato, cartoccio d’un oceano
celeste di celeste nostalgia,
l’ultima sinfonia
di Mahler mi dilacera
teneramente il cuore e lentamente
ne disperde i vibratili frattali
per l’universo.
(O giorni
svaniti della gioventú, disperso
amore…)
Quanto amore concentrato
in questi viola di violini, in queste
foglie cadute come piume d’angeli
caduti…
Se cadrò dall’insectarium
dove sono spillato
muratemi nell’ambra
voi, echi d’un martirio già trascorso
da un altro; voi, immortali
impronte d’un titano morto; voi,
ondule in cui si nega
la discontinuità di terra e cielo,
ondate in cui s’annega
il mio sapermi un’isola di mostri.
1987-1994
Nota. «O giorni svaniti della gioventú, disperso amore» è una didascalia apposta da Mahler alla partitura della
Nona.
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