martedì 19 aprile 2011

Il mal francese ovvero la lobby nucleare

Prosegue da Piana del Garigliano e Golfo di Gaeta: terra e mare un rigurgito d’isotopi.

Esaurite le parti dedicate alla storia della centrale nucleare del Garigliano, riportiamo qualche ulteriore ritaglio dal mio prolississimo articolone del 1996: «finora, sulla terra, il nucleare è stato indirizzato ad applicazioni pedestri, quando non distruttive. Le bombe atomiche, all'idrogeno, e infine [al neutrone], ne sono l'esempio più lampante [...]. E le centrali, sbandierato emblema dell'utilizzo “pacifico” dell'energia nucleare, rappresentano uno dei maggiori fallimenti dell'umanità.

Disegno di George Grosz (1893-1959).
Sì, perché le centrali nucleari non servono a niente: a produrre energia per tutti basterebbero già le centrali idroelettriche (questo se negli anni passati – limitandoci a parlare dell'Italia – i baroni del petrolio non avessero spinto a chiuderne a migliaia*, con l'imporre la scelta delle centrali a combustibile, fra l'altro coprendo la penisola di raffinerie e incentivando l'utilizzo di autovetture private [...] a scapito dello sviluppo dei trasporti pubblici); e quand'anche l'energia derivata dai fiumi non bastasse, ci si può aggiungere l'energia solare, e l'eolica, e la geotermica, finora snobbate (sempre a causa delle pressioni delle lobby petrolifera e nucleare), ma che [...] non producono nessun effetto collaterale nocivo quanto quelli derivanti dalla combustione del petrolio o, ancor peggio, dall'esercizio di un impianto nucleare, fonte costante di inquinamento radioattivo anche [...] in assenza di incidenti».

* Correzione: quasi un migliaio, se accettate come fonte (altre, per ora, non ne ho trovate) il commento dell'antinuclearista Alef, del 9 gennaio 2011, al post Ma il referendum del 1987 ha davvero cancellato il nucleare? nel blog del Forum nucleare italiano.

Pale eoliche.
«Le potentissime multinazionali [...] che detengono il monopolio di tutta la tecnologia nucleare (dalle miniere di uranio fino agli impianti di ritrattamento delle scorie) sono in lotta furibonda per il dominio dei mercati; ostacolano lo sviluppo dei generi di energia alternativi; e fanno di tutto affinché i governi compiano la scelta nucleare [...]. Questa “industrializzazione selvaggia” è condannata anche da [alcuni] scienziati filonuclearisti [...] come Antonino Zichichi (vedi commento televisivo alla manifestazione [nazionale] dell'11 maggio [1996, a Roma, In nome del popolo inquinato. Mai più Chernobyl])».
A proposito: un mio amico scienziato ha recentemente dichiarato che, sebbene a suo parere sia stato un errore – nel 1987 – fermare l'industria nucleare in Italia, oggi – 2011 – sarebbe un errore volerla riavviare. Tornando alla Francia, e all'articolo del 1996:
La centrale nucleare di Superphénix, Creys-Mépieu.
Entrata  in funzione nel 1986, è stata chiusa nel 1997.
«Gli interessi che stanno dietro al [...] reattore francese di Superphénix», come accadeva e accade per tant'altre centrali in altre parti del mondo (massime in Asia), «sono in buona parte militari: quella centrale serve sì a produrre energia per usi civili, ma si tratta di quantitativi energetici decisamente superflui, tant'è vero che l'eccedenza viene venduta sottocosto ad altri paesi (come l'Italia [...]); ciò che [...] più conta [...] è il fatto che Superphénix produce ingenti quantitativi di plutonio, indispensabile alla confezione di ordigni» (era l'epoca di Mururoa); «plutonio che viene passato direttamente all'esercito, il quale può così aggirare l'ostacolo dell'opposizione popolare all'aumento delle spese per gli armamenti: nessuno protesta, infatti, se si aumentano le spese per fornire al paese maggiori quantità di energia. [...]

Un testimonial del plutonio la dà a bere. Da uno
spot della Corporazione per lo Sviluppo dell’Energia
e del Combustibile Nucleari del Giappone, ca. 1990.

Il reattore di Superphénix [...] produce più plutonio delle centrali nucleari normali perché è un breeder, [...] pericoloso al punto che, in caso di incidente, fotterebbe in un sol colpo l'intero centro Europa, nord d'Italia compreso, rendendolo inabitabile per oltre centomila anni. [...] Il plutonio è l'elemento più nocivo che esista: un solo grammo di esso, disperso nell'ambiente, è sufficiente a provocare la contaminazione mortale di mezzo chilometro quadrato, oltre che la contaminazione gravissima di cinquanta chilometri quadrati. Ma, se si fondesse il nòcciolo di Superphénix, verrebbero disseminate da Firenze in sù ben cinque tonnellate di plutonio».
(Fortunatamente, un anno dopo il mio aver scritto d'essa, Superphénix è stata chiusa. Ma c'è chi la vorrebbe riaprire, m'informa qualche articolo che ho or ora spulciato in rete, come questo: Superphénix può rinascere dalle proprie ceneri?)
Reattori francesi.
«Il presidente Carter bloccò la costruzione di breeders negli Stati Uniti, e i francesi gli diedero del pazzo, del fifone. Eppure Carter sapeva quello che faceva; fra l'altro è ingegnere nucleare. Sapeva che i breeders comportano un rischio altissimo [...]. Ma perché la Francia è talmente filonuclearista? perché la lobby nucleare, là, è potentissima: possiede una cinquantina di [reattori] e riesce a condizionare la vita politica nazionale molto più di quanto possa – per esempio – in Italia. È perfino riuscita a fare imporre il segreto di Stato su tutti i dati riguardanti la radioattività ambientale».
Tredici anni più tardi, l'Italia ha potuto essere condizionata eccome: scrive a esempio Beppe Grillo, in un post del 15 marzo 2011 sul suo blog, che «L'unico motivo per cui [in Italia] si vuole il nucleare è il debito pubblico di 500 miliardi di euro in mano alla Francia. L'EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori interessati». E, basandosi sui dati di Wikileaks, Luca Iezzi in un articolo su «Repubblica» del 18 marzo 2011 scrive che «l'intensa pressione francese [...] potrebbe comprendere anche pagamenti per corrompere funzionari del governo italiano», e che così si sarebbe giunti all'accordo del 24 febbraio 2009 «per costruire in Italia quattro reattori Areva per il 2020».
La lobby nucleare francese, dicevamo, era «riuscita a fare imporre il segreto di Stato su tutti i dati riguardanti la radioattività ambientale»; ma, come suol dirsi, chello ca nun se fa nun se sape. Potete dunque ora godervi il documentario Uranio: lo scandalo della Francia contaminata trasmesso da France3 l'11 febbraio 2009, a bell'esempio.

1.
2.

Prosegue in Come finire inchiodati sul soffitto da una barra d’uranio, post di prossima pubblicazione.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

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