sabato 17 settembre 2011

Mi pilota oscura fantasia

E così, l'altra sera sono stato a casa d'Angelo e Margot (li conoscete? lui potete vederlo qui), la mia miglior coppia d'amici nel secolo presente, per una cenetta intima a celebrazione dell'ottavo anniversario del giorno che ci conoscemmo.

Questa che segue è la poesietta da me scritta per l'occasione, e declamata a tavola, com'usano a Natale i bimbi robot. Lo stile è naïf (e infine fuorviantissima – quanto a indizi presumibilmente identikitativi [sic] d'una mia Weltanschauung – l'ammiccata alla mistica di Lisieux), né è certamente roba da eternarsi nel canone palascianesco, essendosi composta tanto per divertirci e ciò in privato; ma per sfizio la pubblico lo stesso, sia pur solo nel blog.

Quel ch'è sfizioso è il giuoco che n'è a base: comporre otto ottave d'ottonari a commemorare il compimento d'un ottennio.

(Quanto al titolo del post, Mi pilota oscura fantasia, non è altro che un anagramma dei nostri tre cognomi messi insieme.) 


AL MAISTO E ALLA TAFURI
NELL’OTTAVO ANNIVERSARIO
DELL’INCONTRO STRAORDINARIO
DEI TRE NOSTRI CUORI PURI
Te, mio caro, e te, mia cara,
fin dal primo giorno amai;
né pur steso nella bara
io potrò scordarvi mai.
Se ogni nave che si vara
ha il suo team di marinai,
    noi siam quelli del vascello
    d’amistà piú puro e bello.

Quand’è stato il primo giorno?
si era nel duemila e tre;
ci splendéa settembre intorno;
era il tredici. E dov’è
ch’eravamo? il mio soggiorno.
E chi è stato che da me
    vi ha portati? lo zio Nanni.
    Son passati già otto anni.

Tutto nacque da un poemetto
che Margot gli vide in mano.
Nanni alzò un sospir dal petto:
«Quant’è un genio il Palasciano!».
A Margot disse Angioletto:
«Che sarà quel libro strano?».
    E lei disse, a farla breve:
    «Wow! conoscer ci si deve».

Poi, venendo a casa mia
con tre altri di cui taccio,
litigaste per la via
per non so quale fattaccio;
e tra ’l mio Angelo e la mia
Margottina scese il ghiaccio.
    Lei s’attarda con quei tre,
    Nanni e lui son già da me.

Quando gli altri giungon poscia,
v’è tra lor – to’! – un cuor d’amianto
già a me noto (e, sulla coscia
la chitarra, si dié al canto);
gioia, poca, e molta angoscia
ne avrei avute un dí. Ma, intanto,
    ciò che importa è che arrivò
    finalmente anche Margot.

E fu pace. Ancor studenti
eravate, io non ancora.
Vivevate dai parenti;
fui lí e là, il dí appresso, e allora
vidi l’opere eccellenti
d’Angioletto in sua dimora
    dopo aver sonato un po’
    dalla mamma di Margot.

Sí: lo stesso pianoforte
ch’ora in questa casa è!,
dove già con cinque torte
festeggiato abbiam Gegè;
e la sesta è ormai alle porte.
Chi è miglior papà di te,
    Angel caro? Chi è piú brava
    di Margot a esser mamma e schiava?

Schiava sí, però d’amore,
come ognuno esser dovrebbe.
Oh, sa Iddio se nel mio cuore
c’è piú amor di quanto n’ebbe
per Gesú nostro Signore
suor Teresa! eppure crebbe
    alto appena, il mio, ai ginocchi
    dell’amor nei vostri occhi.

13 settembre 2011

Una pagina del «poemetto» da cui «tutto nacque».

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