domenica 27 marzo 2011

1970: Apocalisse Campania (o quasi)

Prosegue da La nascita del nucleare italiano.

Dall'articolo del 1996 iniziamo a riportare l'elenco, tra gli altri dati adunati a fare cronistoria, dei diciassette incidenti occorsi alla centrale nucleare del Garigliano dal 1964 al 1993 secondo la documentazione di cui disponevo. Elenco che può presentare lievi differenze con suoi analoghi reperibili in rete; né posso con certezza garantire quale versione, fra la mia e le altrui, sia la più esatta. Quanto alla sfiorata «apocalisse Campania» del 1970, la proiezione si riferiva, suppongo, non a una semplice esplosione della centrale, ma ad una vera e propria esplosione nucleare, eventualità la cui probabilità è solitamente proporzionale all'estensione della deformazione che può subire il nòcciolo di una centrale.

«1964. Incidente n. 1: si rompono i “prigionieri” delle valvole di intercettazione del circuito primario. — Incidente n. 2: per eccessive vibrazioni, l'anello di distribuzione dell'acqua borata casca sul fondo del contenitore del nòcciolo nucleare, provocando il blocco dei congegni di sicurezza.

1965. Incidente n. 3: si ritrovano danneggiate alcune strutture interne del reattore.

1968. Incidente n. 4: i fasci di tubi dei preriscaldatori si corrodono fino a provocare l'aumento della pressione differenziale attraverso il nòcciolo; la centrale resterà ferma per 72 giorni.

1970. Incidente n. 5: a causa di uno sciopero, e per errori di progettazione e di controllo, si verifica un black out (assurdo, in una centrale che dovrebbe produrre energia elettrica) durante un temporale [...], e si incanta il reattore; un generatore diesel di emergenza, che fra l'altro tarda a entrare in funzione e finisce con l'arrestarsi per una manovra errata, si rivela insufficiente: l'acqua del circuito di raffreddamento cala tragicamente, fino a ridursi a uno straterello di pochissimi centimetri sopra le barre incandescenti del nòcciolo, sicché questo sta per fondersi (la fusione del nòcciolo di una centrale nucleare rappresenta il massimo incidente possibile)... quando, per puro caso, anzi miracolo, ritorna la corrente: e la catastrofe è scongiurata. Se invece la centrale fosse esplosa [...] sarebbe morto chiunque si trovasse in quel momento entro un raggio di cinquanta chilometri dalla centrale: fra l'altro [...] l'intera popolazione di Napoli.

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1972. Incidente n. 6: esplodono i filtri del sistema di smaltimento dei rifiuti aeriformi, donde centoventimila metri cubi di gas incondensabili – fortemente radioattivi – sono espulsi ogni ora; conseguenza: gravissima contaminazione dell'ambiente esterno, che determinerà effetti devastanti; e [...] la popolazione non viene avvisata. Da qui, [...] aumento di cancri, leucemie e malformazioni più o meno mostruose.

1973. L'ENEL ottiene l'autorizzazione a scavare una trincea fra la centrale e il fiume Garigliano, per seppellirvi del materiale contaminato; dal quale poi il fiume, tra piogge e piene varie, assorbirà ulteriori dosi di radioattività (quasi che non bastassero quelle, di categoria superiore, che l'acqua trarrà via dai sotterranei della centrale, come più avanti vedremo)».

Prosegue in Sessa Aurunca: un esempio per il mondo.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

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