lunedì 14 novembre 2011

Alle origini della letteratura italiana del XXI secolo, e più in ispecifico dell'opera palascianesca

I Quindici.
Sono passati ormai trentacinqu'anni dalla mia prima poesia, scritta a otto. Era il 14 novembre 1976; in quel giorno e nel successivo scrissi di getto trentasei poesiole, nonsense per la più parte, stilisticamente tutte ispirate ad analoghe filastrocche da me lette e rilette nel vol. I, Poesie e rime, della insuperabile enciclopedia per bambini I Quindici. I libri del come e del perché, Field Educational Italia, 1971. Un quaderno arancione ospita i trentasei testi, ciascuno accompagnato da un'illustrazione copiata da Poesie e rime. Il primo di essi, La torta della morta, è anche la mia prima opera letteraria in assoluto; ma essendo alquanto brutta, fin dal titolo, cinque anni fa (vedi qui) preferii considerare come prima (quantomeno la prima decente) la seconda, Giochi, la poesia della pagina appresso a quella: una linda quartina d'ottonari AABB, neanche tanto insensata.

Sia l'una sia l'altra potete leggere nell'articolo (vedi qui) rendicontante della vulcanica settima puntata di De natura mundi; dove tra l'altro si è data celebrazione del poetico anniversario, di cui era la vigilia, con un reading da parte mia e un meraviglioso rinfresco offerto di sua sponte dalla gentilissima signorina Carolina, che conobbi due mesi ancor non sono; fu in occasione dell'evento S'i' fossi poeta cangerei 'l mondo (vedi qui); là ella s'innamorò dell'Accademia Palasciania, e di essa già è tra le massime benefattrici. Fosse tutto così l'umano mondo!

1 commento:

Anonimo ha detto...

A me 'la torta della morta' piace! :)

C.