Lancio del riso alle nozze di Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza. Chiesa dei santi Rufo e Carponio, Capua, 28 aprile 2012. |
Marco Palasciano
Sei
sonetti barocchi per le nozze
di Giuseppe
Bellone e Mariateresa Lanza
I
O Muse, mie cugine e coinquiline!
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lo so, lo so che è frivolo e oggi alquanto
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fuor di costume il genere di canto
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– l’epitalamio – che oso alle divine
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vostre grazie, genía di Mnemosíne,
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chiedere d’ispirarmi. Pur, fintanto
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che mio sarà del cuor piú puro il vanto
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tra i poeti campani, io so che infine
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ai prieghi miei voi sempre liete e leste
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risponderete. Ed oggi piú che mai,
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trovandoci alla festa delle feste:
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dopo vent’anni ormai di dài e dài,
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oggi sotto ogni piú benigna stella
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si è congiunto il Bellon con la sua Bella.
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II
Però non basta il placet
delle Muse,
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amici umani, a che la mente mia
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trovi d’ogni arte la diritta via
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anziché perder sé tra idee confuse.
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Senza cateti niente ipotenuse.
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Senza un cerchio d’amor niente poesia.
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Sempre è question di cuore e geometria,
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mai di ritegno o di accidiose scuse.
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Ben lo seppe Giuseppe quand’io, intento
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alla drammaturgia dei suoi Percorsi
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della Memoria, procedevo a stento
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per la melanconïa in cüi incorsi
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in quei giorni a me avari di dulcedini
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sí che flosce pendevano le redini.
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III
E ognun dovette empirmi d’attenzioni
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– ricorderai pur tu, Maria Teresa –
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fin ch’ebbi completata la mia impresa
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e iniziaron le rappresentazioni.
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Le quali da sei anni e tre stagioni
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si tengono or per strada ed ora in chiesa,
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quando non in castello; e piú è ripresa
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la pièce,
piú a tutti scendono i coglioni,
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temo… Però, mia cara, e tu, mio caro,
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questo è già un bell’esempio, che ai capuani
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demmo, di come Capua esser può un faro
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d’arte e cultura (anche se è un po’ per cani
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e porci quel mio testo); ed ha gran parte
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Palazzo Lanza in tal cultura ed arte.
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IV
è per l’amor che qua voi due spandete
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come la cornucopia le monete.
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Qua ogni alato è felice di far l’uovo.
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Voi deste inizio ad un periodo nuovo
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per quest’egra città, cui un’aurea rete
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tesseste intorno d’anime replete
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d’ogni ingegno e virtú. Io mi commuovo:
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tra la muffa e la cenere di Capua
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voi fate rifiorire tali gigli,
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che chi emigrar nell’isola di Papua
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voleva ci ripensa. E i vostri figli,
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infin, della Campania del futuro
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faranno un paradiso di sicuro.
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V
Quanto a vostre virtú, potenze ed atti
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altro da dir non ho, ché il resto è noto.
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E oggi che pronunciaste il vostro voto
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nuziale, onde siam tutti satisfatti,
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come mancare io avrei potuto? Infatti,
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a parte la mia assenza dalle foto,
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lo sgabello del pianoforte vuoto
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e niuno a declamar dei versi adatti,
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sarebbe stato perder l’occasione
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di dirvi in tal momento, il piú importante,
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quanto sia grande non l’affettazione
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ma l’affetto ch’ò per voi due, garante
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il fatto che ho rischiato di mancare
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e l’idea mi faceva disperare.
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VI
Costretto infatti a sceglier tra le attese
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vostre nozze ed il gran completamento
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d’un mio percorso di risanamento
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che vo compiendo ormai da qualche mese,
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in cui tante energie finora ho spese,
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reso conto mi son che quel che sento
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per voi non è da poco, o il mio tormento
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avrebbe avuto fiamme meno accese.
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Poi volle il cielo far mutar le date:
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e, o gioia!, eccomi a voi. Ma aver dovuto
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riflettere su quel che voi mi date
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è stato – e chiudo qui – come un imbuto
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che in cor, qual dolce vino, versi un mare
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d’amore. E non rimane che brindare.
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Cortile parato a festa per le nozze di Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza. Palazzo Lanza, Capua, 28 aprile 2012. |
2 commenti:
La collocazione tra GBM e Arcadia faceva inorridire; fortuna che alla fin fine sono solo palascianeschi (a partire dalle inarcature, per niente idiomatiche delle temperie di pseudoriferimento). Sono certo siano stati graditissimi.
In effetti quanto a inarcature siamo già dalle pardi di Leoparti...
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