giovedì 28 aprile 2011

Due discorsi palascianiani

Ricorre oggi, 28 aprile 2011, il 150° anniversario del discorso sulla neutralità dei feriti di guerra tenuto da Ferdinando Palasciano al Congresso Internazionale dell’Accademia Pontaniana di Napoli del 1861; per maggiori dettagli vedi qui.

Intanto ieri, 27 aprile, per non essere troppo da meno dell'illustrissimo prozio, ho tenuto anch'io un discorso, sebbene rivolto non a degli accademici pontaniani bensì a dei liceali giannoniani. Nei puri cuori e nelle fresche menti dei quali, comechessia, oso sognoso sperare d'aver piantato memi tali da porre in moto una rivoluzione epistemica che entro la metà del XXI secolo disabbrutisca cap à pie i connotati spirituali della Campania e del mondo, in virtù perlomeno del mero effetto farfalla se non d'una mia eccellenza maieutica tuttora da certificare (dementia semper certa, genius nunquam). Ecco intanto qui sotto, a documento della bella matinée, una foto che mi coglie intento nella lettura di Cosmopolis di Stephen Toulmin, scattata dalla signorina M.L. durante la parte VIII della conferenza De Magna Rota Rerum Humanarum. Per saperne di più, si clicchi qua.

Aula magna del liceo classico Pietro Giannone, Caserta, 27 aprile 2011.

sabato 23 aprile 2011

Anagrammi piú o meno oracolosi

M'è finora venuta una dozzina d'anagrammi della frase «Il blog di Marco Palasciano», tra i quali – e tra i futuri – avrei da scegliere il più adatto a far da sottotitolo del blog, se non mi parrà meglio usarli tutti. L'ultimo in ordine di creazione, intanto, è «La Sogin? crolla, cadi, piomba» (SOGIN = SOcietà Gestione Impianti Nucleari). Il che ci rimanda alla collezione di excerpta dal mio articolo del 1996 sulla centrale nucleare del Garigliano, di cui la Sogin è gestora, e il resto appresso. Ma or ecco i dodici anagrammi attuali:
Si’ l’imagin barocca d’Apollo.
La linda ombra psicologica.
Scogli: l’anima badi al corpo.
Proclamando i casi globali.
La Sogin? crolla, cadi, piomba.
In sbaglio, la colpa ci morda.
Mai l'odio: blocca lì, spranga.
Ladro scampi al boia col gin.
Al bar mangi coscia di pollo.
L'amor lo spinga a dolci baci.
Or scapigliamoci ballando.
O Big Clip! dal caos l’armonia.
Come i più apofenìaci avran notato, gli anagrammi sono ordinati in modo da comporre una sorta di scaletta da ludoracconto (sviluppabile nello spirito del Castello dei destini incrociati di Calvino, del rousseliano Locus Solus, e simili esempi di letteratura combinatoria). Ecco tale scaletta volta in prosa:

  • Si l’imagin barocca d’Apollo. Marco Palasciano è esortato [dalle Muse] a consacrare il suo spirito – pur conservando l'abito barocco – ad Apollo, ond'essere una sorta di suo vicario in terra.
  • La linda ombra psicologica. L'anima deve conservarsi linda, per poter degnamente figurare come un'ombra del dio.
  • Scogli: l’anima badi al corpo. E occorre che essa sappia tenere a bada il corpo, al fine di superare gli scogli che potrebbero trovarsi sulla rotta della «navicella del mio ingegno» (Dante, Pur. I 2; sulla diffusione del topos navale vedi E. R. Curtius, Letteratura europea e medioevo latino); scogli quali, appunto, possono essere i bisogni corporali, le passioni, e fin l'istinto di sopravvivenza. [Shakespeare rammentaci che «alte imprese e di grande momento, a cagione di questo, si disviano e perdono anche il nome dell'azione» (Amleto, III, I)].
  • Proclamando i casi globali. Occorre, ecco, concentrarsi – piuttosto che sull'egotico – sull'universale, proclamandone i casi [cioè trattandone nel presente blog].
  • La Sogin? crolla, cadi, piomba. [Ed ecco un esempio di ribasso particolare cui corrisponderebbe, nell'ottica d'Apollo e del suo umile sacerdote, un rialzo universale.] La Sogin sta per cadere. Il poeta se ne rallegra: cada, essa, cada pure [se è tanto colpevole].
  • In sbaglio, la colpa ci morda. Quando uno si rende conto che ha sbagliato, è giusto che sia morso dal sentimento di colpa.
  • Mai l'odio: blocca lì, spranga. Ma non è giusto, mai, che odiamo [colui che ha sbagliato]: l'odio va bloccato, va chiuso in una stanza il cui uscio va sprangato.
  • Ladro scampi al boia col gin. Perciò, [così come ci rattristerebbe – per esempio – se un folle occhi di bragia sterminasse quanti lavorarono per la Sogin,] deve rallegrarci se un ladro [pentito] scampa al boia grazie al gin [con cui il carcerato e i carcerieri hanno brindato, come ultimo desiderio del condannato a morte, e di cui i carcerieri si sono ubriacati, finendo con l'addormentarsi, permettendogli così la fuga].
  • Al bar mangi coscia di pollo. E deve rallegrarci che quell'evaso, recatosi in un bar, sazi la propria fame [di cibo che non sia sbobba, dopo tanto,] con una coscia di pollo.
  • L'amor lo spinga a dolci baci. E deve rallegrarci che quell'evaso sia spinto dall'amore a baciare dolcemente [qualcuno da cui il carcere l'aveva separato].
  • Or scapigliamoci ballando. Ora, [in quel bar,] infine, [sebbene questo possa apparire più dionisiaco che apollineo,] lasciamoci andare alla danza, che ci scompiglierà [caotica] i capelli.
  • O Big Clip! dal caos l’armonia. Ma dal caos può ben venire l'armonia, come c'insegna il Grande Videoclip [cioè l'universo].

giovedì 21 aprile 2011

L'esperimento casertano: il palascianesimo fa il suo ingresso nella scuola pubblica

Aristotele tiene lezione agli allievi del Liceo.

O Muse, o alto ingegno, or m'aiutate: sperando di non fare la fine di Socrate, accusato di corrompere i giovani, né tampoco la fine d'Ipazia, mercoledì prossimo – su gentilissimo invito di Vincenzo Casapulla, rappresentante d'istituto, che mi conobbe in occasione d'un convito letterario-musicale nel boudoir di Olga Campofreda – avrò da tenere presso il liceo Giannone di Caserta un discorso di circa tre ore sulla mia filosofia, intitolato De Magna Rota Rerum Humanarum: la sistemazione delle pratiche e dei valori umani nella Ruota palascianiana. Per saperne di più, si clicchi qua.

martedì 19 aprile 2011

Il mal francese ovvero la lobby nucleare

Prosegue da Piana del Garigliano e Golfo di Gaeta: terra e mare un rigurgito d’isotopi.

Esaurite le parti dedicate alla storia della centrale nucleare del Garigliano, riportiamo qualche ulteriore ritaglio dal mio prolississimo articolone del 1996: «finora, sulla terra, il nucleare è stato indirizzato ad applicazioni pedestri, quando non distruttive. Le bombe atomiche, all'idrogeno, e infine [al neutrone], ne sono l'esempio più lampante [...]. E le centrali, sbandierato emblema dell'utilizzo “pacifico” dell'energia nucleare, rappresentano uno dei maggiori fallimenti dell'umanità.

Disegno di George Grosz (1893-1959).
Sì, perché le centrali nucleari non servono a niente: a produrre energia per tutti basterebbero già le centrali idroelettriche (questo se negli anni passati – limitandoci a parlare dell'Italia – i baroni del petrolio non avessero spinto a chiuderne a migliaia*, con l'imporre la scelta delle centrali a combustibile, fra l'altro coprendo la penisola di raffinerie e incentivando l'utilizzo di autovetture private [...] a scapito dello sviluppo dei trasporti pubblici); e quand'anche l'energia derivata dai fiumi non bastasse, ci si può aggiungere l'energia solare, e l'eolica, e la geotermica, finora snobbate (sempre a causa delle pressioni delle lobby petrolifera e nucleare), ma che [...] non producono nessun effetto collaterale nocivo quanto quelli derivanti dalla combustione del petrolio o, ancor peggio, dall'esercizio di un impianto nucleare, fonte costante di inquinamento radioattivo anche [...] in assenza di incidenti».

* Correzione: quasi un migliaio, se accettate come fonte (altre, per ora, non ne ho trovate) il commento dell'antinuclearista Alef, del 9 gennaio 2011, al post Ma il referendum del 1987 ha davvero cancellato il nucleare? nel blog del Forum nucleare italiano.

Pale eoliche.
«Le potentissime multinazionali [...] che detengono il monopolio di tutta la tecnologia nucleare (dalle miniere di uranio fino agli impianti di ritrattamento delle scorie) sono in lotta furibonda per il dominio dei mercati; ostacolano lo sviluppo dei generi di energia alternativi; e fanno di tutto affinché i governi compiano la scelta nucleare [...]. Questa “industrializzazione selvaggia” è condannata anche da [alcuni] scienziati filonuclearisti [...] come Antonino Zichichi (vedi commento televisivo alla manifestazione [nazionale] dell'11 maggio [1996, a Roma, In nome del popolo inquinato. Mai più Chernobyl])».
A proposito: un mio amico scienziato ha recentemente dichiarato che, sebbene a suo parere sia stato un errore – nel 1987 – fermare l'industria nucleare in Italia, oggi – 2011 – sarebbe un errore volerla riavviare. Tornando alla Francia, e all'articolo del 1996:
La centrale nucleare di Superphénix, Creys-Mépieu.
Entrata  in funzione nel 1986, è stata chiusa nel 1997.
«Gli interessi che stanno dietro al [...] reattore francese di Superphénix», come accadeva e accade per tant'altre centrali in altre parti del mondo (massime in Asia), «sono in buona parte militari: quella centrale serve sì a produrre energia per usi civili, ma si tratta di quantitativi energetici decisamente superflui, tant'è vero che l'eccedenza viene venduta sottocosto ad altri paesi (come l'Italia [...]); ciò che [...] più conta [...] è il fatto che Superphénix produce ingenti quantitativi di plutonio, indispensabile alla confezione di ordigni» (era l'epoca di Mururoa); «plutonio che viene passato direttamente all'esercito, il quale può così aggirare l'ostacolo dell'opposizione popolare all'aumento delle spese per gli armamenti: nessuno protesta, infatti, se si aumentano le spese per fornire al paese maggiori quantità di energia. [...]

Un testimonial del plutonio la dà a bere. Da uno
spot della Corporazione per lo Sviluppo dell’Energia
e del Combustibile Nucleari del Giappone, ca. 1990.

Il reattore di Superphénix [...] produce più plutonio delle centrali nucleari normali perché è un breeder, [...] pericoloso al punto che, in caso di incidente, fotterebbe in un sol colpo l'intero centro Europa, nord d'Italia compreso, rendendolo inabitabile per oltre centomila anni. [...] Il plutonio è l'elemento più nocivo che esista: un solo grammo di esso, disperso nell'ambiente, è sufficiente a provocare la contaminazione mortale di mezzo chilometro quadrato, oltre che la contaminazione gravissima di cinquanta chilometri quadrati. Ma, se si fondesse il nòcciolo di Superphénix, verrebbero disseminate da Firenze in sù ben cinque tonnellate di plutonio».
(Fortunatamente, un anno dopo il mio aver scritto d'essa, Superphénix è stata chiusa. Ma c'è chi la vorrebbe riaprire, m'informa qualche articolo che ho or ora spulciato in rete, come questo: Superphénix può rinascere dalle proprie ceneri?)
Reattori francesi.
«Il presidente Carter bloccò la costruzione di breeders negli Stati Uniti, e i francesi gli diedero del pazzo, del fifone. Eppure Carter sapeva quello che faceva; fra l'altro è ingegnere nucleare. Sapeva che i breeders comportano un rischio altissimo [...]. Ma perché la Francia è talmente filonuclearista? perché la lobby nucleare, là, è potentissima: possiede una cinquantina di [reattori] e riesce a condizionare la vita politica nazionale molto più di quanto possa – per esempio – in Italia. È perfino riuscita a fare imporre il segreto di Stato su tutti i dati riguardanti la radioattività ambientale».
Tredici anni più tardi, l'Italia ha potuto essere condizionata eccome: scrive a esempio Beppe Grillo, in un post del 15 marzo 2011 sul suo blog, che «L'unico motivo per cui [in Italia] si vuole il nucleare è il debito pubblico di 500 miliardi di euro in mano alla Francia. L'EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori interessati». E, basandosi sui dati di Wikileaks, Luca Iezzi in un articolo su «Repubblica» del 18 marzo 2011 scrive che «l'intensa pressione francese [...] potrebbe comprendere anche pagamenti per corrompere funzionari del governo italiano», e che così si sarebbe giunti all'accordo del 24 febbraio 2009 «per costruire in Italia quattro reattori Areva per il 2020».
La lobby nucleare francese, dicevamo, era «riuscita a fare imporre il segreto di Stato su tutti i dati riguardanti la radioattività ambientale»; ma, come suol dirsi, chello ca nun se fa nun se sape. Potete dunque ora godervi il documentario Uranio: lo scandalo della Francia contaminata trasmesso da France3 l'11 febbraio 2009, a bell'esempio.

1.
2.

Prosegue in Come finire inchiodati sul soffitto da una barra d’uranio, post di prossima pubblicazione.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

sabato 9 aprile 2011

Sul caso De Mattei

Logo del CNR.
Sono stato interpellato*, in qualità di Presidente dell'Istituto Palascianiano per gli Studi Euristici, affinché formulassi – e ho formulato – a nome di esso un commento ufficiale in merito ad alcune recenti esternazioni di Roberto De Mattei, Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, chiassosamente contrastanti con lo spirito scientifico di cui dovrebbero sostanziarsi i pubblici discorsi di chi ricopra un tale ruolo istituzionale. Il CNR è ente i cui obiettivi coincidono in buona parte con quelli dell'IPSE e verso il quale, perciò, l'istituto da me umilmente presieduto si sente particolarmente in obbligo morale di correzione fraterna. Cliccate sul banner sottostante per maggiori lumi.


* Da chi? ovviamente, dalla mia coscienza. :D

venerdì 8 aprile 2011

Piana del Garigliano e Golfo di Gaeta: terra e mare un rigurgito d’isotopi

Prosegue da Sessa Aurunca: un esempio per il mondo.

A tutt'oggi si verificano esondazioni gariglianèe del pari di quella che fu causa degli incidenti n. 9, 13, 14 ecc.: «Una volta ancora la centrale si trova in ammollo», segnala il 17 marzo 2011 il Comitato antinucleare Garigliano. Tre settimane or sono. Ma torniamo a tornare indietro d'un terzo di secolo:

«1979. Incidente n. 13: nuova alluvione; e le acque del fiume invadono di nuovo i locali sotterranei, trascinandosi via nuova radioattività [...].

Vale a dire: il presente, il Garigliano.
1980. Incidente n. 14, che sarà rivelato alle autorità da un telegramma “urgente” del CNEN (vecchio nome dell'ENEA) solo dopo che saranno passati dieci giorni: grazie alle piogge abbondanti, l'acqua di falda sale e invade il sotterraneo dove si trovano stoccate le resine impiegate per depurare l'acqua che nel reattore veniva continuamente in contatto con le sue 208 barre d'uranio e di plutonio; e la radioattività, “essenzialmente cesio 137”, defluisce verso il fiume (presso la cui foce fanno dunque la loro comparsa varie migliaia di cadaveri di pesci, mentre in terraferma muoiono in blocco venticinque bufali che hanno pascolato su erba contaminata): tanta radioattività da convincere il professor [Mauro] Cristaldi – dell'Università [“La Sapienza”] di Roma – a consigliare» ai sindaci della zona «di proibire, fino a ulteriori accertamenti, la pesca nel tratto di mare antistante la foce del fiume, il consumo dei prodotti agricoli provenienti dalle zone allagate, il pascolo in esse del bestiame ecc., e – consiglio altrettanto importante – di nominare una commissione tecnica per rilevare i danni cronici, genetici ed epidemiologici derivanti alla popolazione; ma [...] tutti i consigli cadono nel vuoto. [...]

Foce del fiume Garigliano. Foto dal sito di Erminio Di Nora.

1981. L'ENEL installa quattro pompe sommerse nei sotterranei della centrale, per aspirare acqua in caso di nuova alluvione; il che equivale ad ammettere [...] che le penetrazioni continueranno a ogni piena; e [...] c'è da chiedersi dove le pompe scaricheranno l'acqua venuta a contaminarsi, se non nel Garigliano.

1982. Incidente n. 15: arriva dalla Germania un contenitore, prima su ferrovia e poi, da Roma, su camion, per prelevare barre di uranio dalla centrale; e si scopre che, a causa di una guarnizione rotta, il contenitore – che non è stato ben svuotato alla partenza – ha disseminato acqua radioattiva lungo tutto il suo percorso. Il valore di radioattività riscontrato dai tecnici della centrale in quelle lacrime d'inferno risulta essere di seimila volte superiore al limite massimo tollerato dalla legge [...].

1983. Una relazione dell'ENEA», probabilmente La distribuzione dei radionuclidi tra Capo Circeo e l'isola d'Ischia di C. Papucci e O. Lavarello, «rivela che la radioattività ambientale artificiale direttamente connessa all'esercizio della centrale nucleare di Sessa Aurunca è distribuita su un'area che supera i millesettecento chilometri quadrati, e più fortemente all'interno del Golfo di Gaeta [...].

Un cartello stradale a Čeljabinsk:
«Chiudere finestrini e prese d'aria».
1984. Il presidente dell'ENEL e il dirigente della centrale nucleare di Sessa Aurunca vengono denunciati, in base alla relazione dell'ENEA (che il già citato avvocato Tibaldi sottopone all'attenzione del pretore di Minturno), come responsabili della contaminazione radioattiva del Golfo di Gaeta. La pretura di Minturno interpella l'Istituto Superiore di Sanità di Roma, affinché accerti i possibili danni derivanti per la flora e fauna marina e – in séguito a consumo di prodotti ittici o a balneazione – per la popolazione umana; ma l'Istituto, anziché compiere accertamenti diretti, si limiterà a esprimere un parere tecnico sulla scorta degli elementi tratti dai documenti dell'ENEA; e il responso finale sarà che “si ritiene” che i valori di radioattività riscontrati siano “irrilevanti sotto il profilo sanitario”. Occorrerà tuttavia “stabilire quali siano sulla popolazione gli effetti di una sia pur minima contaminazione radioattiva”, afferma la pretura [...]; “che l'assorbimento da parte del corpo umano di radiazioni alteri il meccanismo biologico è un dato di fatto incontrovertibile; [...] il problema è quello di verificare se esista davvero una soglia oltre la quale si producano danni biologici e al di sotto della quale non esista alcun rischio”.

(Andamento dei casi di malformazioni congenite nella zona del Garigliano: 1973, 4 casi; 1975, 9 casi; 1978, 12 casi; 1981, 25 casi; 1982, 29 casi; 1983, 39 casi...)

Centrale nucleare di Three Mile Island.
“Non esiste una ‘soglia’ (valore-limite al di sotto del quale non si abbiano effetti) per l'azione cancerogena delle radiazioni”, dichiarano i professori [Enzo] Tiezzi e [Francesco] Laschi dell'Università di Siena; “cioè solo il ‘livello zero’ di radiazione è indiscutibilmente privo di conseguenze sanitarie”. “A differenza di quanto successo negli USA e in URSS”, [lamentano] inoltre (riferendosi alla catastrofe di Three Mile Island del 1979 e di Čeljabinsk del 1957), “nessuna autorità ha mai proposto né realizzato l'evacuazione della popolazione dalla piana del Garigliano e del litorale marino, né tantomeno interventi di bonifica, di radioprotezione o almeno serie e continuate indagini medico-sanitarie”».

Centrale nucleare di Borgo Sabotino.
Foto da www.provincia.latina.tv.
Ma «“come se non bastasse, a nord della centrale del Garigliano, nella provincia di Latina, opera un'altra centrale elettronucleare, quella di Borgo Sabotino: la zona del Garigliano si trova quindi sottoposta all'azione contemporanea di due impianti nucleari diversi [...] i cui effetti è probabile che si sommino e addirittura producano ‘sinergismo’ (effetto complessivo superiore alla somma degli effetti singoli, a causa della interazione reciproca dei contaminanti radioattivi); [...] possiamo concludere [...] riconoscendo alla zona del Garigliano la caratteristica di zona cronicamente contaminata da sostanze radioattive; [...] in altre parole, la piana e il litorale del Garigliano sono diventati un vero e proprio laboratorio di studio e di ricerca nel campo della radioprotezione: solo che tutto ciò è accaduto completamente all'insaputa e malgrado la volontà delle popolazioni della zona”. [...]

1991. Incidente n. 16: le acque del Garigliano invadono per l'ennesima volta i sotterranei della centrale [...].

1993. Incidente n. 17: come sopra».

Prosegue in Il mal francese ovvero la lobby nucleare.


Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

domenica 3 aprile 2011

Sessa Aurunca: un esempio per il mondo

Prosegue da 1970: Apocalisse Campania (o quasi).

Vediamo di finire, in due o tre ulteriori post, di trascrivere dal cartaceo al bloggaceo i miei materiali del 1996 sulla centrale nucleare del Garigliano. Nel frattempo leggo in rete che il Brindenbaugh che citavo nell'articolo è stato recentemente intervistato dalla ABC in occasione del disastro di Fukushima (vedi «Corriere della Sera»).

La centrale nucleare del Garigliano.

«1974. Incidente n. 7: si verificano danni agli scambiatori del circuito primario.

1975. I tecnici [Richard] Hubbard e [Dale] Brindenbaugh, responsabili dei sistemi di sicurezza della General Electric, si dimettono [...] e rivelano, davanti al Comitato del Congresso USA per l'Energia Atomica, che le centrali nucleari non sono sicure, citando gli incidenti avvenuti a Sessa Aurunca e la facilità di rotture all'interno dell'impianto a causa delle eccessive vibrazioni dovute al flusso d'acqua intorno al reattore.

([...] dieci anni dopo dirà Charles Barker, massimo esperto mondiale in problemi della sicurezza: “comunemente ci si vuole illudere che esistano dei dispositivi sicuri: in realtà, [...] esistono, al massimo, dispositivi ‘affidabili’, che cioè riescono a scongiurare il verificarsi di una percentuale rilevante di attacchi; i costi per aumentare questa percentuale di sicurezza aumentano in maniera esponenziale, raggiungendo cifre astronomiche a partire da quota 80-90%, e per questi motivi è inevitabile lasciare scoperto questo 20-10% affidandosi alla buona sorte”.)

1976. Incidente n. 8: esplodono per la seconda volta i filtri del sistema di smaltimento dei gas; conseguenza: nuova contaminazione fortemente radioattiva dell'ambiente esterno; [...] neppure stavolta la popolazione viene avvisata. Nuovi picchi nell'aumento di leucemie, cancri e nascite di mostri. — Incidente n. 9: a séguito di un'alluvione, il Garigliano invade un locale sotterraneo dove si trovano immagazzinate scorie radioattive di categoria II, trascinando via con sé – nel proprio letto, nella campagna e nel mare – più di un milione di litri di acqua contaminata dai radionuclidi presenti nel locale e provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore.

1977. Incidente n. 10: si replicano i danni agli scambiatori del circuito primario. — Incidente n. 11: compaiono delle crepe sulle tubazioni di un generatore di vapore, e l'impianto viene fermato.

1978. Incidente n. 12: si verifica un'avaria a un altro generatore, con nuove perdite esterne. — Essendosi intanto “scoperto” che non è provvista di idonee strutture antisismiche, la centrale nucleare viene definitivamente chiusa. Ma non finisce qui».

Prosegue in Piana del Garigliano e Golfo di Gaeta: terra e mare un rigurgito d'isotopi.

Passi citati in questo post: MARCO PALASCIANO, Da Chernobyl alla Campania felix (si fa per dire). Tutto quello che avreste dovuto sapere su Sessa ma che l'Enel non ha mai avuto il coraggio di dirvi, «VolAntinoo», 28 giugno 1996.

sabato 2 aprile 2011

Come finii col piede fratturato per una mucca morta sui binari

Sms da me spedito a vari amici intorno alle 0.00 di venerdì 1° aprile 2011:
Sono bloccato alla stazione di Cassino, tornavo da Roma ma una mucca morta sui binari impedisce il transito e bisognerà aspettare le 7.30 perché venga l'unico carro attrezzi della provincia! Chi può venirmi a prendere? Vi prego! Non voglio passare la notte qui!
Quando poco più tardi il gentile Matteo mi ha telefonato, l'ho informato che ormai avevo trovato ospitalità per la notte; più non si preoccupasse. Ma, venuto il giorno, ecco il nuovo messaggio che i miei amici hanno dovuto ricevere intorno all'ora di pranzo:
Sono a casa con un piede spezzato, vedi Facebook :(
Difatti sulla mia bacheca di Facebook ferveva il commentario al resoconto da me fatto della convulsa nottata trascorsa a Cassino. Mettendo insieme i soli miei commenti, e tòltine quelli in risposta a commenti altrui, ecco la narrazione netta (alla quale mancava solo la spiegazione del perché avessi viaggiato in treno anziché in auto):
Ho passato una nottata INFERNALE!!! dopo essere stato a Roma all’inaugurazione della mostra d'un amico artista, in serata sono rimasto, tornando, bloccato alla stazione di Cassino dove UNA MUCCA MORTA SUI BINARI impediva il transito e bisognava aspettare le 7.30 del mattino perché venisse a trarla via l’UNICO carro attrezzi disponibile nella provincia di Frosinone!!! ho chiesto aiuto via telefono a una ventina di amici o presunti tali, ma NESSUNO ha potuto o voluto venirmi a prendere!

Per “fortuna” ho fatto amicizia (tramite un giovane poeta con cui avevo dialogato nel treno) con un gruppo di allegri beoni coi quali ho così trascorso la nottata, in osteria e poi a casa d’uno di loro, giocando a Monopoli. Ma a un certo punto è scoppiato un litigio per questioni di donne, e due si sono messi a scassare tutto per scassarsi l’un l’altro!, e mi sono finiti addosso e mi hanno fatto un male cane a una caviglia! Finalmente stamattina sono stato accompagnato, zoppicante, alla stazione, dove nel frattempo la mucca morta era stata rimossa (almeno questo) e così sono potuto tornare a Capua. Quindi mi sono fatto accompagnare in ospedale dal mio assistente e, fatta una radiografia, si è riscontrata la frattura del metacarpo e mi hanno dovuto ingessare!!!!!!! COSE DA PAZZI!

Ti rendi conto??????? tutto poi per andare a vedere le quattro croste e le sculture COL PONGO di quel mio amico, col quale peraltro a Roma ho pure litigato, Mario De Crete, segnatevi questo nome, devo scrivere un articolo di fuoco, prima mi ha pregato e strapregato di intervenire alla mostra con una mia lettura e poi si è permesso di criticare i miei testi dicendo cose d’una stupidità miserrima, davanti a terzi, e meno male che mi ha rimborsato le spese di viaggio altrimenti l’avrei appeso per la collottola a un cavalletto.
E intanto che mi telefonavano preoccupati anche il gentile Giuseppe e la gentile Olga, nonché di nuovo Matteo pronto ad accorrere al mio capezzale, l'afflitto Domenico (o chiunque egli avesse autorizzato a spacciarsi per lui tramite il suo account) mi scriveva in bacheca:
Marco ti ho già pregato di perdonarmi e torno a pregarti! perché non vuoi rispondere ai miei messaggi privati? sto malissimo, sai quanto sono dispiaciuto per la mia leggerezza, sto davvero molto male per la tua macchina che mi hanno rubato sotto al naso, sai bene come sono stato in quel momento. Abbi un po' di pietà di me, rispondimi perlomeno, farò tutto il possibile per rimediare, tutto quello che è umanamente possibile. Ti supplico dimmi qualcosa.
E inviava a vari nostri comuni amici di Facebook l'email feisbucchiera che segue:
Perdonate se vi disturbo, vi prego di aiutarmi a fare pace con Marco Palasciano giustamente arrabbiato con me perché per una mia leggerezza ha dovuto perdere la sua macchina, che l'altro ieri mi aveva prestato. Infatti mi è stata rubata.

Sono stato malissimo per questo e gli ho chiesto mille volte scusa, ma ce l'ha a morte con me e non so più cosa devo fare. Non risponde neanche ai miei messaggi, vi prego di intercedere presso lui per me se questo non vi è di peso. Sono veramente dispiaciutissimo. Oltretutto se avesse avuto la sua auto probabilmente non gli sarebbe accaduta la brutta avventura di ieri notte in treno, di ritorno da Roma, e ora non sarebbe a casa col piede spezzato.
A chi ha chiesto maggiori lumi ha detto:
Semplicemente me l'ha prestata per l'ennesima volta, martedì, per dei servizi che avevo da fare. Alla fine della giornata si era fatto un po' tardi ed ero stanco, e anziché riportargliela a Capua gli ho chiesto se potevo tenerla per la notte e riportargliela il mattino dopo (abito a Caserta in periferia), lui ovviamente ha titubato temendo la rubassero ma poi ha acconsentito e così l'ho parcheggiata sottocasa mia... Il giorno dopo la macchina non c'era più!!!!

Se almeno mi avesse permesso di accompagnarlo a Roma, invece di andarci da solo, forse ieri notte non sarebbe finito con il piede spezzato, mi sarei frapposto fra lui e quei due pazzi ubriachi che gli sono cascati addosso.
La gentile Loredana mi ha contattato e ha provato a intercedere; ma io ho risposto «No, non lo perdonerò mai». 

Nel frattempo, tra l'altro, la gentile Angela telefonava dal Veneto alla propria madre, mia vicina di casa, affinché mi bussasse, a sincerarsi del mio stato; e così madame scopriva, senza eccessiva sorpresa, che il mio piede era perfettamente sano.

Parimenti, chi avesse sbirciato nel cortile condominiale avrebbe visto la mia auto...

Più tardi, recatomi a teatro con amici, a chi s'accostava e aveva saputo da Facebook del dramma cassinese esibivo, sollevando l'orlo d'un calzone, la ginocchiera che m'ero calata a simulare una fasciatura-ingessatura seminfilandola nella scarpa; e parte di loro ha abboccato.

Dopo il teatro, a una telefonata del
gentile Antimo, anch'egli preoccupato per il mio piede, ha risposto lestamente Antonella fingendo che in quel momento io avessi avuto un malore; e, mentr'ella parlava, ho fatto gridare a Roberto: «Si è svegliato, si è svegliato!». E io a gemere...

Quanto ai Pesci allestiti ieri, quello della mucca e contorno non è stato che il principale: molti altri, anche con la complicità di terzi, a ogni minima occasione ho fatto germogliare e crescere e fruttificare più che si potesse, fino alle 0.00 e oltre del 2 aprile; talché d'essi il resoconto abbisognerebbe d'un lungo post a parte. Non resta intanto che farvi notare come «Mario De Crete» non sia altro che l'anagramma di «arte mediocre»; e confessarvi come, ormai da anni, un 1° d'aprile non passi senza che io o la mia Accademia allestiamo Pesci di questa risma, o meglio banco. E, a proposito, per chi non se ne fosse ancora accorto: l'anagramma di «Pio Meo Di Cesare» è «poesia mediocre».